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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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certamente rese capaci <strong>di</strong> s<strong>vol</strong>gere autonomamente tutte le mansioni legatealla gestione domestica e della famiglia, ma aveva soprattutto l’obiettivo <strong>di</strong>fornire loro gli strumenti per far compiere tali mansioni, per sovrintenderealle operazioni necessarie a garantire il decoro <strong>di</strong> una casa «<strong>di</strong> civile e agiatacon<strong>di</strong>zione». La risposta delle Opere pie <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> alla crescente domanda<strong>di</strong> professionalizzazione dell’istruzione che, tra la fine dell’Ottocento e iprimissimi anni del Novecento, fu formulata anche dai ceti sociali benestantiche frequentavano l’Educatorio, non va, pertanto, in<strong>di</strong>viduata nei lavori donneschi.A consentire un più rapido ingresso nel mondo del lavoro dovevano,invece, servire il corso normale, che formava le future insegnanti elementari,e il corso professionale <strong>di</strong> commercio, triennale prima e poi quadriennale,pensato per formare «le giovanette all’esercizio pratico del commercio e delleprofessioni ad esso attinenti», oltre che per venire impiegate in «impieghi eduffici nelle aziende pubbliche e private» e, ancora, per «prepararle agli stu<strong>di</strong>superiori <strong>di</strong> commercio» 31 .Fu questo il modo in cui, ancora una <strong>vol</strong>ta, il <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> cercò <strong>di</strong> andareincontro ai bisogni della città, preoccupandosi non solo più dei lavori <strong>di</strong> cuile donne avrebbero dovuto occuparsi nelle loro case, ma anche <strong>di</strong> aiutarle atrovare una collocazione professionale all’esterno del nucleo familiare. Tuttavia,neppure il sincero sforzo <strong>di</strong> professionalizzazione compiuto negli ultimidecenni <strong>di</strong> attività dall’istituto sanpaolino ne mutò l’identità, a mio avviso ancoraspiccatamente ottocentesca e legata a doppio nodo a quell’idea <strong>di</strong> educazionea cui la <strong>Compagnia</strong> si era ispirata nei secoli precedenti. Non per nulla,i documenti interni, al pari <strong>di</strong> quelli ufficiali, delle Opere pie <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong>sottolineano a più riprese il fatto che, sebbene all’interno dell’Educatoriol’offerta formativa fosse aumentata nel corso del tempo, arrivando a contemplare,all’inizio del Novecento, un giar<strong>di</strong>no d’infanzia, i corsi elementari, quellocomplementare e quello normale pareggiati e infine l’istituto professionalee <strong>di</strong> commercio, la scuola <strong>di</strong> «complemento alle classi elementari e <strong>di</strong> perfezionamentonei lavori donneschi» era quella «propria» dell’Educatorio 32 .E ancora nel 1904, il regolamento sottolineava che la formazione impartitamirava «a dare alla società civile giovanette atte al governo <strong>di</strong> una famiglia, ocapaci <strong>di</strong> provvedere a sé stesse con il proprio lavoro» 33 .soccorso, la Regia opera della provvidenza e l’Educandato della visitazione <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria,era presentato come scuola per ragazze «<strong>di</strong> civile e agiata con<strong>di</strong>zione».31ASSP, II, EDI, Regolamenti, 4515, Regolamento-programma della Scuola <strong>di</strong> Commercio,1908.32ASSP, II, EDI, Riforme scolastiche, 4546.33ASSP, II, EDI, Regolamenti, 4514, Regolamento interno per l’Educatorio duchessa178

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