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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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avuto <strong>di</strong>ritto a una fetta <strong>di</strong> formaggio. Solo quando tutte avevano terminatoil pasto, il suono del campanello dava il permesso <strong>di</strong> alzarsi da ta<strong>vol</strong>a, e seguivala ricreazione. Quest’ultima, al Soccorso avveniva nel refettorio e nellaboratorio in inverno, nel giar<strong>di</strong>no e nei corridoi del pian terreno, in estate.Ancora nel 1793 sappiamo che le figlie erano tenute «in così rigoroso contegno,che le <strong>di</strong>scepole d’una maestra non potevano parlare e conversare conquelle dell’altra» e solo nel luglio <strong>di</strong> quell’anno fu concesso <strong>di</strong> trascorrere iltempo della ricreazione tutte insieme con la libertà <strong>di</strong> trattenersi a conversarecon chi desiderassero 239 . Nel tempo della ricreazione, coloro che avevanoletto e servito consumavano il pasto insieme alla governante, che procedevapoi, con la figlia <strong>di</strong> turno, al rior<strong>di</strong>no del refettorio e della cucina. Già nel 1697tuttavia, l’impegno della figlia che assisteva a turno per una settimana la servafu limitato al servizio in cucina, mentre per il pasto fu <strong>di</strong>sposto che raggiungessele altre in refettorio e che fosse trattata come loro 240 . Ma pure questoimpegno col tempo venne <strong>di</strong>satteso. A metà Settecento infatti, le serve eranodue e sappiamo che «le figlie ne’ vanno in cucina a veder ciò che si fa, senza inquesta impiegarsi in cosa alcuna; non si aiutano per torno, né per torno lavanogli utensili, come resta prescritto». La giustificazione adottata per questocambiamento è che in passato «molto minore era il numero delle ricoverate,e che in oggi sia <strong>di</strong> molto cresciuto, talché non possano supplire ad una tantafatica, qual si chiederebbe per servirle» 241 . Il conte <strong>San</strong> Martino <strong>di</strong> Agliè, rettoredella <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> nel 1775, nel tentativo <strong>di</strong> ripristinare lapartecipazione delle figlie ai lavori in cucina osservò chel’essersi aumentato il numero delle ricoverate, altro non può importare che l’aumentodel numero <strong>di</strong> quelle, che per turno destinare si debbono alla cucina, ecrescendosi il numero <strong>di</strong> queste, non mai eccedersi la loro fatica quella <strong>di</strong> prima;e se altre <strong>vol</strong>te bastava a cagion d’esempio per <strong>di</strong>eci ricoverate la destinazioned’una sola alla cucina, in oggi non sarà mai accresciuta la fatica, se per ottanta sene destinassero otto per torno alla cucina, essendovi la stessa proporzione d’unoa <strong>di</strong>eci, come <strong>di</strong> otto a ottanta. Così facendosi si risparmiarebbe all’opera la spesadelle serve alla quale in avanti non soccombeva 242 .239ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251; CSP, Repertori degli or<strong>di</strong>nati, 27, s.v. «Soccorso», «Provve<strong>di</strong>mentida mettersi in pratica nella casa del Soccorso in tempo <strong>di</strong> ricreazione», 21 luglio 1793.240ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251, or<strong>di</strong>nato del 22 <strong>di</strong>cembre 1697; CSP, Repertori dei lasciti,163, s.v. «Soccorso»; Repertori degli or<strong>di</strong>nati, 27.241ASSP, I, CSP, Lasciti, 91, fasc. 81/9.242Ibidem.138

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