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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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già nel tardo Quattrocento 7 . Inoltre, anche se è indubbio che il fenomenoebbe particolare impulso nel Cinquecento avanzato, ad opera della caritàconfraternale, è anche vero che esso ha poi un’onda lunga, e appare dunquepresto slegato dagli ideali e dalla sensibilità della Controriforma: se moltecase nascono nel Cinquecento e primo Seicento, altre sorgono in seguito.Lo mostra anche il caso <strong>di</strong> Torino dove l’Opera del deposito è creata nel1683, la Casa della provvidenza negli anni Trenta del Settecento, quella delleForzate, le Figlie dei militari e il Convitto delle vedove e nubili <strong>di</strong> civil con<strong>di</strong>zionerispettivamente negli anni Cinquanta, Settanta e Ottanta dello stessosecolo. Malgrado gli accenti <strong>di</strong>versi, è evidente la sostanziale continuità nellesoluzioni adottate per rispondere a specifiche con<strong>di</strong>zioni femminili rappresentatada queste istituzioni 8 .Proprio la straor<strong>di</strong>naria persistenza nel tempo <strong>di</strong> questi modelli <strong>di</strong> interventoha portato alcuni stu<strong>di</strong>osi a vedere l’istituzionalizzazione come fenomenoche nel periodo moderno, e non solo, riguarda in particolare le donne 9 .Anche nei gran<strong>di</strong> ospedali o “alberghi” per i poveri, d’altra parte, la popolazionefemminile sistematicamente supera <strong>di</strong> gran lunga quella maschile 10 . Apartire da queste osservazioni, una seconda linea interpretativa, nella letteraturasulle istituzioni femminili, ne sottolinea piuttosto il carattere punitivo ereclusorio che non l’intento redentivo, il <strong>di</strong>sciplinamento fisico e morale cheesse operano attraverso l’isolamento più che l’esperienza spirituale del pentimentoche esse favoriscono. Esse sono descritte in quest’ottica come luoghi<strong>di</strong> segregazione <strong>di</strong> un ampio ventaglio <strong>di</strong> donne “irregolari”, <strong>di</strong> tutte coloro,cioè, che non occupavano una posizione convenzionale nella società: da quelleche avevano trasgre<strong>di</strong>to in qualche modo i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> genere, come le adultere,a quelle che si erano macchiate <strong>di</strong> crimini, da quelle che erano scappate<strong>di</strong> casa a quelle che erano state vittime <strong>di</strong> reati sessuali (incesto, deflorazione,sodomia) 11 . Le case s<strong>vol</strong>gerebbero dunque una funzione <strong>di</strong> espulsione dallavita sociale <strong>di</strong> donne turbolente o problematiche, condannate o comunqueobbligate ad entrarvi dalle autorità religiose o laiche; secondo questa visione,poche vi andavano per scelta e <strong>di</strong> buona <strong>vol</strong>ontà, l’aspetto coatto, più o menomanifesto, sarebbe prevalente.7A Bologna, ad esempio, il conservatorio <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Marta sorge intorno al 1505 e quello <strong>di</strong>S. Maria del Baraccano nel 1528 (Carboni - Fornasari - Poli, 1999, pp. 50-59).8Per un esempio <strong>di</strong> continuità si veda pure il caso romano stu<strong>di</strong>ato da Angela Groppi, cheestende l’analisi anche all’Ottocento.9In particolare Cohen, 1992.10Lombar<strong>di</strong>, 1988, p. 135.11Cohen, 1982.41

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