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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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<strong>di</strong> convivenza con la comunità ebraica 43 . Il trasferimento nell’isolato <strong>di</strong> <strong>San</strong>taMonica avrebbe portato gran<strong>di</strong> vantaggi all’Ospedale <strong>di</strong> carità, ente proprietariodell’isolato Beato Amedeo, che avrebbe potuto affittare gli spazi lasciatiliberi agli Israeliti. Nel contempo la <strong>Compagnia</strong> della misericor<strong>di</strong>a avrebbepotuto <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un tempio in cui officiare le proprie funzioni e meglio operareper gli scopi istituzionali <strong>di</strong> assistenza ai carcerati e ai condannati a morte.Una parte dell’isolato <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Monica poteva quin<strong>di</strong> essere acquistata dalla<strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> per trasferirvi le Case del soccorso e del deposito.Queste ultime erano confinate in e<strong>di</strong>fici le cui <strong>di</strong>mensioni non consentivano<strong>di</strong> accogliere nuove ospiti che, nella nuova sistemazione, avrebbero potuto<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> uno spazio più ampio per lavorare. Inoltre si sarebbe ovviato agliinconvenienti sorti con gli abitanti degli e<strong>di</strong>fici vicini al Soccorso e al Depositoche <strong>di</strong>sturbavano le ospiti «con gesti, biglietti ed anche <strong>di</strong>scorsi». L’autoredella missiva concludeva auspicando che «Vostra Paternità Reveren<strong>di</strong>ssima»potesse convincere il re Vittorio Amedeo II a dare il suo consenso al contratto<strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta, cosa che, come abbiamo visto, non ebbe seguito 44 .4. La costruzione della sede del Deposito nell’isola <strong>di</strong> <strong>San</strong> GiocondoLa mancata autorizzazione regia all’acquisto dell’area già proprietàdelle Canonichesse Lateranensi obbligò la <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> a cercareun sito libero, che fu reperito nel 1718 nell’ingran<strong>di</strong>mento detto <strong>di</strong> PortaSusina, l’ultimo attuato in epoca <strong>di</strong> Antico Regime nella capitale subalpina 45 ,dell’Ospedale <strong>di</strong> carità in cui la duchessa Giovanna Battista <strong>di</strong> Savoia-Nemours aveva or<strong>di</strong>natonel 1679 che confluissero gli Israeliti abitanti in città. È interessante l’in<strong>di</strong>cazionedell’esistenza <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio religioso nell’isolato del Beato Amedeo, che non ha riscontri inaltre opere sulle chiese torinesi.43Da questo documento emerge che essi all’epoca vivevano ancora in parte fuori dalGhetto per mancanza <strong>di</strong> spazio al suo interno.44Si in<strong>di</strong>ca che vi era il progetto <strong>di</strong> demolire la chiesa per creare un cortile, cosa che probabilmentenon avvenne, è possibile che l’e<strong>di</strong>ficio religioso sia stato trasformato in abitativo oin una delle due sinagoghe che risultavano esistere nella mappa fatta eseguire dall’Ospedale<strong>di</strong> carità per la ven<strong>di</strong>ta dell’isolato e la sua successiva ricostruzione, a seguito della promulgazionedello Statuto albertino che all’art. 1 stabiliva la «tolleranza conformemente allalegge» dei culti <strong>di</strong>versi da quello cattolico. Cfr. AST, s.p., Paesi per A e B, Torino, m. 19, n. 37«Ven<strong>di</strong>ta dell’isolato del Beato Amedeo detto il Ghetto».45Questo ampliamento concludeva una lunga vicenda urbanistica iniziata nel 1606 sullaantica città romano-me<strong>di</strong>evale (delimitata dalle attuali via della Consolata, corso Siccar<strong>di</strong>a nord, via Cernaia - <strong>San</strong>ta Teresa a sud, via Accademia delle Scienze, piazza Castello aest, asse <strong>di</strong> corso Regina Margherita a nord). Fu proseguito nel 1613 con l’apertura dellaContrada Nuova oggi via Roma e della parte meri<strong>di</strong>onale della città, dopo il 1672 vi fu293

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