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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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Alfieri, entrambe Madri delle Convertite, ne avevano quaranta e trenta 248 .Anche Anna Dallamano doveva aver iniziato a ricoprire tale ufficio in quellafascia <strong>di</strong> età, se si considera che <strong>di</strong>venne Madre del Soccorso nel 1739 e lasciòl’incarico nel 1776 per età avanzata, pur restando ancora nell’istituzione finoal 1779, anno del suo decesso 249 . Lo stesso ragionamento vale per FrancescaVigliod che <strong>di</strong>venuta Madre delle Convertite nel 1765 portò avanti il serviziofino alla morte, che avvenne nel 1796.Non si deve tuttavia pensare che fosse consuetu<strong>di</strong>ne il mantenimentodel ruolo per tempi lunghi. In realtà la permanenza <strong>di</strong> Anna Dallamano pertrentasette anni, <strong>di</strong> Francesca Vigliod per trentuno e <strong>di</strong> Caterina Musso perventitré, costituiscono tre interessanti eccezioni. A loro si susseguirono unaschiera <strong>di</strong> Madri che rimasero solo per breve tempo; dalla documentazione nesono emerse 12 al Soccorso, 10 al Deposito e 7 alle Forzate, ma la frammentarietàdei dati mi induce a ritenere che ce ne furono altre <strong>di</strong> cui non è rimastainformazione. Il frequente cambiamento non era un obiettivo perseguitodalle istituzioni, quanto piuttosto la conseguenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni o scomparsa<strong>di</strong> coloro che ne erano investite. Nei rari casi in cui compare la motivazione<strong>di</strong> tale avvicendamento, si parla, oltre che <strong>di</strong> decesso, <strong>di</strong> età avanzata e <strong>di</strong> matrimonio.Tale ufficio, infatti, richiedeva una presenza interna continua, sia <strong>di</strong>giorno che <strong>di</strong> notte, ed era perciò ritenuto incompatibile col ruolo <strong>di</strong> moglie.Questo è anche il motivo per cui la maggior parte delle Madri erano vedove.Solo la Madre delle Convertite Felice Alfieri nel 1755 motivò la rinuncia <strong>di</strong>chiarando<strong>di</strong> non ritenere «l’impegno <strong>di</strong> sua convenienza» 250 .Non fu la con<strong>di</strong>zione vedovile, tuttavia, a caratterizzare le Madri cheassolsero l’incarico per tempi più lunghi. Nubile fu infatti Anna Dallamanoe separata dal marito con «<strong>di</strong>vorzio legittimo» Caterina Musso. Quandoquest’ultima fu investita del ruolo, sappiamo che la separazione era avvenutada quattro anni, il marito era un confetturiere e lei era molto brava nel lavorare«in ogni genere <strong>di</strong> tellerie»; e tali lavori non solo le permettevano <strong>di</strong>sostentarsi, ma erano così richiesti da rendere necessario l’impiego <strong>di</strong> alcunefiglie che si adoperavano con lei in qualità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>ste. Insieme ai requisitipiù tra<strong>di</strong>zionali, quali la buona salute e i buoni costumi, colpisce l’aggettivo«sagace» con cui viene presentata, così come il commento sul suo buon aspetto251 . Leggendo tra le righe, la sua presentazione sembra <strong>di</strong>re che benché <strong>di</strong>248Ibid., or<strong>di</strong>nati del 13 aprile 1752 e del 30 maggio 1754.249ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v. «Soccorso».250ASSP, I, Dep., Or<strong>di</strong>nati, 252, or<strong>di</strong>nato del 23 agosto 1755.251Ibid., or<strong>di</strong>nato del 30 maggio 1754.141

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