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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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primo piano come fondatrice e benefattrice spettò ad Antonia <strong>di</strong> Montafiacontessa <strong>di</strong> Stroppiana, seconda moglie <strong>di</strong> Tommaso Langosco <strong>di</strong> Stroppiana,gran cancelliere del duca Emanuele Filiberto 9 .La vivace iniziativa femminile è in effetti una delle più evidenti caratteristicheche presentano queste prime istituzioni assistenziali femminili.Analogamente al Monastero delle povere orfanelle, la fondazione <strong>di</strong> una casaper penitenti denominata <strong>San</strong>ta Maria Maddalena, che avvenne nel 1634, fufrutto dell’iniziativa e del supporto economico <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> donne legateall’ambiente <strong>di</strong> corte, tra cui le stesse figlie del duca Vittorio Amedeo I. Furonosempre le donne a ricoprire un ruolo <strong>di</strong> primo piano nel sostegno finanziariodella Casa per penitenti <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Pelagia, fondata nel 1659 da un gruppo<strong>di</strong> pie persone, e destinata anch’essa ad accogliere donne penitenti. Tra i se<strong>di</strong>cilegati che il ritiro ricevette tra il 1659 e il 1714 ben do<strong>di</strong>ci furono fatti da donne,e alcuni <strong>di</strong> essi furono così consistenti da consentire la creazione <strong>di</strong> unafarmacia e un’estensione della sede 10 .Ma al Monastero delle orfanelle la partecipazione femminile andò oltrel’iniziativa e il sostegno finanziario. Sin dalle origini il suo consiglio <strong>di</strong>rettivofu caratterizzato da una netta prevalenza femminile dotata <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto,quin<strong>di</strong> dotata <strong>di</strong> un concreto potere decisionale, che essa riuscì a manteneresaldo nel tempo sino all’avvento del regime napoleonico 11 . Si tratta <strong>di</strong> una situazioneabbastanza unica. Va considerato infatti che, seppure la carità abbiarappresentato l’unico ambito nel quale la società <strong>di</strong> Antico Regime riconoscevaalle donne un ruolo sociale visibile, il funzionamento degli organi <strong>di</strong>gestione era generalmente organizzato in base a una <strong>di</strong>visione dei ruoli maschilie femminili, che riconosceva ai primi l’esercizio del potere decisionalee la gestione degli aspetti economici, e alle seconde le attività <strong>di</strong> controllo einterme<strong>di</strong>azione tra l’autorità maschile e le assistite 12 .Non meno rilevante è la provenienza sociale <strong>di</strong> queste donne. Si trattavainfatti <strong>di</strong> esponenti della nobiltà <strong>di</strong> corte, che proprio in questo periodosi andava affermando come corpo sociale a sé stante. L’esercizio della caritàstava dunque <strong>di</strong>ventando un terreno fertile <strong>di</strong> cui servirsi per la costruzionedella propria immagine 13 .9AST, s.p., Monastero delle povere orfanelle <strong>di</strong> Torino, m. 23, fasc. 1, Saggio storico-analitico;fasc. 6, Regolamento dell’orfanotrofio femminile <strong>di</strong> Torino, Tipografia Bellar<strong>di</strong> e Appiotti,Torino, 1892, pp. 9-22, cenni storici.10Cavallo, 1995, pp. 156-157.11Maritano, 2000.12Su questo argomento in particolare, si veda Ferrante, 1988.13Cavallo, 1995, pp. 107-108.58

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