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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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a scuola. Ciò è dovuto non solo al fatto che le fonti sono scarse e lacunose,ma soprattutto perché le donne, sia come studentesse sia come insegnanti,prendevano raramente la parola. Come già nel Settecento, a riven<strong>di</strong>care i <strong>di</strong>rittidelle donne in materia <strong>di</strong> alfabetizzazione erano quasi sempre gli uomini,magari sinceramente motivati e aperti al cambiamento, ma comunque latori<strong>di</strong> problemi che <strong>di</strong> fatto non vivevano <strong>di</strong>rettamente.In ogni caso, esistono in<strong>di</strong>zi evidenti della crescita <strong>di</strong> interesse delleragazze e delle loro famiglie nei confronti della scuola e del conseguenteaumento della domanda d’istruzione. Lo testimoniano le leggi emanate inquegli anni, così come l’apertura <strong>di</strong> nuove scuole e ancora i manuali pensati eri<strong>vol</strong>ti in maniera esplicita ed esclusiva a un pubblico femminile.Il primo in<strong>di</strong>zio è, per così <strong>di</strong>re, rappresentato dal <strong>di</strong>vieto contenuto nelleRegie Patenti del 1822, che dettavano le regole per l’organizzazione dellescuole piemontesi uscite dalla Ri<strong>vol</strong>uzione e dai moti del 1821. Infatti, il Regolamentoper le scuole fuori dell’Università sancì, per le scuole elementari,l’obbligatorietà <strong>di</strong> riservare classi separate in base al genere, documentandoimplicitamente la presenza <strong>di</strong> ragazze 2 . L’aumento della domanda <strong>di</strong> istruzionefemminile è documentata negli stessi anni anche dalla presenza negliarchivi torinesi <strong>di</strong> numerose richieste <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> scuole e convitti femminili3 . Le pratiche cominciarono ad accumularsi sulle scrivanie dei funzionarisabau<strong>di</strong> proprio all’inizio degli anni Venti dell’Ottocento e si intensificarononel decennio successivo. Per questo, il governo fu costretto a intervenire e astabilire precise procedure e puntuali requisiti <strong>di</strong> gestione. Videro, così, la lucei regolamenti del 24 marzo 1832 e, a breve <strong>di</strong>stanza, quelli del 29 aprile 1834, iquali sancirono che potevano essere considerati «stabilimenti <strong>di</strong> educazione»quelli con più <strong>di</strong> quattro ragazze <strong>di</strong> più <strong>di</strong> sette anni <strong>di</strong> età, appartenenti afamiglie <strong>di</strong>verse. Per lavorarvi era necessario che titolari e coa<strong>di</strong>uvanti fossero«brevettate», ovvero in possesso dell’abilitazione rilasciata dal governo.Il Regio Brevetto col quale Sua Maestà dà alcuni provve<strong>di</strong>menti in or<strong>di</strong>ne alleCase d’educazione e d’istruzione per le fanciulle del 1832 esplicitava anche ilvalore che il governo attribuiva all’istruzione femminile, resa in<strong>di</strong>spensabile2Il Regolamento per le scuole fuori dell’Università è contenuto nelle Regie patenti collequali Sua Maestà approva l’annesso regolamento per le scuole tanto comunali che pubblichee regie, delli 23 luglio 1822. Cfr. Raccolta delle leggi, 1822, pp. 191-221. Ampi passi del Regolamentosono riportati in Bertoni Jovine, 1954, pp. 81-87.3Le pratiche relative a domande <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> scuole, asili e convitti femminili sono conservatein AST, s.p., Materie Economiche, Pubblica Istruzione, Scuole primarie, scuole femminili,asili d’infanzia, in genere e pratiche complessive, 1811-1849, mazzo unico, e Scuoleprimarie, scuole femminili, asili d’infanzia, m. 3 e 4.166

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