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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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Nelle regole ottocentesche, alle maestre veniva riservato il compito <strong>di</strong>vegliare, durante le ricreazioni, «a che si osservi sempre la decenza e la urbanitàdei mo<strong>di</strong>» 209 . Tale in<strong>di</strong>cazione verrà meno nei regolamenti che seguiranno,nei quali, invece, sarà dato più ampio e dettagliato spazio ai premi e allemisure <strong>di</strong>sciplinari. Nelle istituzioni educative del <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> la cura del corposi declinava sia in pratiche igieniche e sanitarie sia in rigorose norme comportamentali,scan<strong>di</strong>te da una assai ben co<strong>di</strong>ficata <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> riconoscimentie punizioni.L’attenzione posta affinché all’interno, come all’esterno dell’Educatorio,si mantenesse un comportamento decoroso e lode<strong>vol</strong>e non era fine ase stessa: alle alunne era richiesto un comportamento consono al loro stato,spesso sancito da attestati <strong>di</strong> lode o <strong>di</strong> punizione. Un comportamento correttonon riguardava esclusivamente la scuola, ma l’intera vita della giovane. Chinon avesse osservato le regole incorreva in «misure <strong>di</strong>sciplinari», fra le qualiera prevista la «privazione dell’uscita». Sapere che una tale limitazione venisseannoverata fra le punizioni fa supporre che l’uscita fosse considerata unbene molto ambito, la cui rinuncia aveva un certo peso.L’importanza attribuita alla <strong>di</strong>sciplina può far pensare che l’attività educativasi s<strong>vol</strong>gesse in un clima estremamente severo, che lasciava poco spazioalla <strong>di</strong>mensione creativa e originale dell’allieva. Tuttavia, il regolamentoprescriveva a chi <strong>di</strong>rigeva ed insegnava <strong>di</strong> trattare con le ospiti con «spiritomaterno» 210 . La sola lettura dei regolamenti non basta, però, a restituire lavita reale dell’Educatorio; può farlo, invece, la <strong>di</strong>retta testimonianza <strong>di</strong> chivisse l’esperienza dell’internato e della scuola del <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong>, come riportatonel <strong>di</strong>ario presentato poco sopra, il quale restituisce un quadro molto <strong>di</strong>versoda quello ipotizzato, per nulla greve e tal<strong>vol</strong>ta spensierato 211 .Ogni giovedì e ogni domenica si usciva per una passeggiata che durava dalle 14alle 16 circa; appena terminato il pranzo e senza effettuare la solita ricreazionesalivamo <strong>di</strong> corsa ai dormitori per indossare la <strong>di</strong>visa, gridando chi: “città, città”chi “campagna, campagna” per esprimere le singole preferenze sull’itinerario daseguire. Vinceva la maggioranza e del resto le nostre maestre sapevano bene convincerciad alternare le <strong>di</strong>verse esigenze. “Campagna” significava C.so Tassoni,Pellerina con sosta ai campi del tennis per osservare le partite, quin<strong>di</strong> Tesoriera,Corso Francia. “Città” aveva percorsi vari, lunghissimi, a passo <strong>di</strong> carica fino in209ASSP, I, Socc.-Dep., 250/1, Regolamento 1853, art. 73.210ASSP, II, EDI, 4521, Regolamento 1925, art. 94.211ASSP, II, EDI, 5155, Incontro fra ex insegnanti, assistenti, alunne, pp. 18-19.259

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