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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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Anche se la regola non venne mai del tutto meno, essa <strong>di</strong>venne però più<strong>di</strong>fficile da rispettare nel XVIII secolo, come conseguenza delle piazze fondatedai benefattori. Anche se alcuni <strong>di</strong> essi confermarono il decesso del padrecome requisito, <strong>di</strong> fatto finirono progressivamente per prevalerne altri, e si arrivònell’ultimo quarto del secolo a una situazione in cui l’essere orfane <strong>di</strong> padrenon fu più elemento comune alla maggior parte delle figlie del Soccorso.Salvo qualche rara e casuale eccezione infatti, chi occupò la piazza fondata daun benefattore, dunque la maggior parte delle ragazze, aveva i genitori viventi.La morte del padre invece non era evidentemente considerata una con<strong>di</strong>zioneimportante per essere ammesse nel Deposito: non vi è alcun riferimentoalla figura paterna, né nelle regole, né nelle ammissioni avvenute nel primoventennio <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questa opera, e il requisito non deve essere stato determinantenemmeno dopo la trasformazione in Deposito delle convertite. Una lista<strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci postulanti risalente a metà Settecento, infatti, presenta i genitori conl’eventuale in<strong>di</strong>cazione del decesso e solo quattro padri risultano non più viventi131 . Un’altra conferma ci viene dall’ammissione <strong>di</strong> Irene Pollano nel maggio1786, accompagnata da una annotazione che dà il padre come vivente 132 .Quanto alla figura materna, in entrambe le istituzioni è menzionata pochissimo.Solo nell’ultimo ventennio del Settecento compare l’in<strong>di</strong>cazione delnome, e tal<strong>vol</strong>ta del cognome della madre, con l’eventuale annotazione relativaal decesso, ma come pura informazione che non sembra avere alcun’altra finalità.Diversi, ma non prevalenti, sono i casi <strong>di</strong> orfane <strong>di</strong> entrambi i genitori.Sono <strong>di</strong>stribuiti lungo tutto il periodo stu<strong>di</strong>ato, e generalmente si tratta <strong>di</strong>giovani che per tutti gli altri aspetti non si <strong>di</strong>scostano dalle compagne. Non sitratta comunque <strong>di</strong> persone completamente prive <strong>di</strong> sostegno famigliare. Inalcuni casi, gli atti notarili – soprattutto quietanze, testamenti e costituzioni<strong>di</strong> dote, che riguardano qualche internata – mettono in evidenza la presenza<strong>di</strong> fratelli e sorelle. Dall’atto <strong>di</strong> donazione <strong>di</strong> Giovanni Francesco Battista allasorella Angela Maria Margherita Curlanda ad esempio, appren<strong>di</strong>amo che idue sono i superstiti <strong>di</strong> una famiglia composta da altre tre sorelle e due fratelli,morti in circostanze <strong>di</strong>verse, e che la maggiore, Catta, morì all’interno dellostesso Soccorso a fine Seicento 133 .Casi come questo, in cui <strong>di</strong>verse sorelle si succedono al Soccorso o sonoaccolte contemporaneamente, sono comuni. Abbiamo già incontrato questo131AST, Luoghi pii <strong>di</strong> qua dai monti, m. 18 d’add., Elenco 1762 Piccono <strong>di</strong> S. Brigida, «Notadelle figlie che sono raccorse per essere admesse nell’Opera del Deposito».132ASSP, I, Dep.-Forz., Or<strong>di</strong>nati, 252, or<strong>di</strong>nato del 15 maggio 1786.133ASSP, I, CSP, Lasciti, 93, fasc. 83/2.95

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