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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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delle Opere pie <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> si evince dal verbale del CdA del 23 novembre1912, nel quale compare la vivace <strong>di</strong>scussione tra Pietro Navassa e il collegaGiovanni Battista Cagno. Il primo, riassumendo la storia dell’Educatorioduchessa Isabella, sostenne l’impossibilità <strong>di</strong> «parlare <strong>di</strong> una trasformazionedell’Educatorio, per ricondurlo al suo fine originario», spiegando che «una<strong>vol</strong>ta che il concentramento, la trasformazione o le altre riforme nel fine <strong>di</strong>un’Opera Pia sono <strong>di</strong>venute un fatto compiuto, non è più lecito tornarvi sopraper <strong>di</strong>sfare ciò che è stato fatto» 16 . Al limite si <strong>di</strong>mostrò concorde nelripristinare i posti all’Istituto del Buon Pastore. L’amministratore Cagno risposecon una certa fermezza e con valide argomentazioni alla posizione <strong>di</strong>sostanziale immobilismo e rigi<strong>di</strong>tà del collega. Dapprima ribadì il bisognoche taluni lasciti, i quali hanno una destinazione tutt’affatto speciale e dovevanoservire ad un bisogno che era ed è vivamente sentito, quello <strong>di</strong> salvare dalla cadutamorale tante povere ragazze pericolanti, siano richiamati al loro vero scopo,quale era nella mente dei testatori.Poi passò ad attaccare le motivazioni del Navassa, sottolineando comenon fosse sufficiente rifarsi aidecreti reali e ministeriali in forza dei quali tali lasciti vennero a<strong>di</strong>biti ad uno scopo<strong>di</strong>verso da quello prescritto dai testatori; perché, probabilmente al Governo non èmai stata prospettata la questione se tali lasciti potessero destinarsi <strong>di</strong>versamente.E aggiunse chese anche oggi si sottoponesse il quesito al Consiglio <strong>di</strong> Stato, il responso sarebbenel senso che debba rispettarsi la <strong>vol</strong>ontà dei testatori; poiché anche secondo lalegge sulle istituzioni pubbliche <strong>di</strong> beneficenza, la trasformazione dei lasciti puòessere fatta solo quando sia venuto a mancare il fine, o per il fine loro più noncorrispondano ad un interesse della pubblica beneficenzae concluse sentenziando che «non crede che si possa sostenere che oggi non cisia più bisogno <strong>di</strong> provvedere alle fanciulle pericolanti; oggi, con la corruzioneche <strong>di</strong>laga, è più che mai necessario pensare alla salvezza ed alla redenzione<strong>di</strong> tante povere ragazze» 17 . Egli invitava per questo il CdA dell’Istituto a rein<strong>di</strong>rizzarealcuni lasciti ai loro antichi propositi. La Direzione delle Opere pie16Ibidem.17Ibidem. Sulla stessa linea si pone la Prola Perino, autrice <strong>di</strong> un saggio sulla storia187

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