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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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ma che i suoi requisiti non corrispondevano a quelli richiesti dalle regole.Malgrado Lucia fosse stata ripresa più <strong>vol</strong>te, i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni continuarono e lasituazione si risolse solo quando Lucia fu cacciata via 272 .Ma anche per gli amministratori non era facile imporre la loro autoritàsul personale interno. La loro immagine all’interno delle opere era cosìdebole da indurli a rinunciare alle visite settimanali al Soccorso, durante lequali avrebbero dovuto informarsi sullo stato dell’opera e sulla condotta dellefiglie e delle Madri. In quelle occasioni accadeva infatti che le <strong>di</strong>rettrici siritirassero lasciando gli amministratori soli e mostrando <strong>di</strong> non riconoscerlicome superiori 273 . Un tale atteggiamento era evidentemente la conseguenza<strong>di</strong> un sentimento <strong>di</strong> estraneità e intrusione con cui il personale interno guardavaquello esterno che, seppure lontano dal poter comprendere l’esperienzadell’internamento, pretendeva <strong>di</strong> intervenire, dettare regole e comminare punizioni.È probabile che ciò abbia alimentato sentimenti <strong>di</strong> ostilità e rivalitàda parte delle Madri nei confronti degli amministratori.Le Madri d’altronde mostrarono in più occasioni la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> mantenersinei limiti del potere che era loro conferito. In tutte e tre le istituzioni adesempio, sin dai primi regolamenti si precisava che non si sarebbero dovutericevere figlie senza il consenso degli amministratori, eppure la documentazionedel Soccorso, in particolare, presenta riferimenti all’eccessiva intraprendenzadelle Madri, pronte ad ammettere figlie senza la dovuta licenza 274 . La<strong>vol</strong>ontà <strong>di</strong> fuoriuscire dai propri ambiti <strong>di</strong> azione e <strong>di</strong> aggirare la morsa delleimposizioni doveva essere un atteggiamento piuttosto generalizzato, che accomunavapersonale e internate. Anche le invigilatrici, agli inizi del Settecento,crearono dei problemi <strong>di</strong> gestione per atteggiamenti <strong>di</strong> questo tipo. Nellariunione del gennaio 1705 la congregazione parlò del loro atteggiamento neitermini <strong>di</strong> «abuso» dettato dalla <strong>vol</strong>ontà <strong>di</strong> <strong>vol</strong>er «vivere in<strong>di</strong>pendenti», e perovviare a ciò si decise <strong>di</strong> cambiare ogni anno una o due <strong>di</strong> esse 275 .Fra le semplici internate poi, se gli atti <strong>di</strong> ribellione e le aperte opposizionifurono molto spora<strong>di</strong>ci, la tendenza a piccole resistenze e all’introduzione,nella quoti<strong>di</strong>anità, <strong>di</strong> variazioni apparentemente insignificanti e tal<strong>vol</strong>taimpercettibili, ma che finivano per attuare una lenta erosione delle regole,dovette essere costante. Fu in questo modo che si arrivò al <strong>di</strong>simpegno totaledelle figlie nelle attività domestiche, <strong>di</strong>sposte dalle regole e sicuramente per272ASSP, I, Dep.-Forz., Or<strong>di</strong>nati, 252, or<strong>di</strong>nato del 1° agosto 1751.273ASSP, I, CSP, Lasciti, 91, fasc. 81/9.274Ibidem.275ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v. «Soccorso», or<strong>di</strong>nato del 27 gennaio 1705.150

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