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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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<strong>di</strong> certi gruppi essa rappresentava un residuo fossile dell’Ancien Régime» 32 .La questione arrivò fin alle sale del Parlamento dove il deputato Dalmassogiunse a chiedere la soppressione della <strong>Compagnia</strong>. Istituita una Commissioned’inchiesta, essa non rilevò alcuna irregolarità se non la gestione <strong>di</strong> un patrimoniodel tutto ragguarde<strong>vol</strong>e. Anzi, la Commissione «approvò il sistemadella contabilità adottato, per essere non solo conforme al r. e<strong>di</strong>tto del 1836,ma ben anche migliorato sotto parecchi essenziali rapporti» 33 . «Non vi fu – insostanza – alcuna materiale malversazione nei fon<strong>di</strong>» e «gli or<strong>di</strong>namenti della<strong>Compagnia</strong> non vennero per alcun modo negletti o violati». Si ritenne che ilmotivo dei pubblici richiami e censure provenisse non da abuso, ma bensì da«rigorosa applicazione della regola preesistente» 34 . L’inchiesta sembrava essersiconclusa con una netta vittoria per la <strong>Compagnia</strong>. In realtà non fu così:se da un lato la <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> venne elogiata per la rigorosa strutturaorganizzativa, dall’altro il capitale che amministrava, il cui valore si aggiravaintorno «alla vistosissima somma <strong>di</strong> L. 6.210.931», non poteva passareinosservato. La Commissione ritenne «assolutamente inconciliabile» mantenerenelle mani della Congregazione la gestione «assoluta ed esclusiva <strong>di</strong> unotra i più cospicui patrimonii che esistevano nello Stato» per lo stesso nomedella <strong>Compagnia</strong>, la quale, in qualità <strong>di</strong> confraternita, era vincolata a statutie regole spesso non al passo con i tempi. Una somma così considere<strong>vol</strong>e e ladecisione da parte dei <strong>San</strong>paolini «d’affidarne l’esercizio a persone religiose[…] anziché ad esperti amministratori e <strong>di</strong> determinare in segreto […] le famigliee gli in<strong>di</strong>vidui a soccorrersi» sarebbero state per la <strong>Compagnia</strong> oggetto<strong>di</strong> continue insinuazioni e l’avrebbero continuamente esposta «a sinistri sospetti,alle mal<strong>di</strong>cenze, alle censure del pubblico, a cui non si può contendereil <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> conoscere l’uso in cui si convertono le sostanze del povero» 35 . Perdella Congregazione <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> il marchese Cesare Taparelli d’Azeglio. La sua vicinanzaal mondo gesuitico era comprovata dall’appartenenza all’Amicizia cattolica, sortacome naturale prosecuzione della precedente Amicizia cristiana, fondata dal gesuitaNicolas von Diessbach a Torino intorno al 1775. L’Amicizia cattolica si poneva comescopo quello <strong>di</strong> raccogliere i cattolici in un’associazione che, riallacciandosi alle corporazionireligiose e agli or<strong>di</strong>ni militari dei secoli precedenti, ne ere<strong>di</strong>tava lo spirito<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del cattolicesimo. Ispirata ad una fedeltà incon<strong>di</strong>zionata alla <strong>San</strong>ta Sede, assecondavacon la sua opera l’apostolato della Chiesa. Il marchese Cesare Taparelli d’Azeglio ricoprì<strong>di</strong>verse cariche sul territorio piemontese: nel 1816 fu governatore a Casale Monferrato epochi anni più tar<strong>di</strong> (1820) fu nominato ispettore generale degli Istituti <strong>di</strong> Pubblica Beneficenzanegli antichi Stati <strong>di</strong> Terraferma (Verucci, 1962, pp. 742-746).32Abrate, 1963, p. 159.33ASSP, I, CSP, Storia, 4, fasc. 13, decreto ministeriale 5 luglio 1848. Cfr. Crivellin, 2007.34ASSP, I, CSP, Storia, 4, fasc. 13, decreto ministeriale 5 luglio 1848.35Ibidem.192

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