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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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e prima del passaggio ad una piazza Bernocco (cui fu ammessa benché nonparente del benefattore, in assenza <strong>di</strong> parenti postulanti), ebbe anche chi lepagò la pensione. Il caso <strong>di</strong> Francesca Catta Aragna ci <strong>di</strong>mostra che ad untale uso delle piazze <strong>di</strong> prima regola si ricorse già negli ultimi decenni delSeicento. Francesca, infatti, fu ammessa ad una piazza <strong>di</strong> prima regola dopoche dal <strong>di</strong>cembre 1679 aveva usufruito <strong>di</strong> una piazza <strong>di</strong> seconda regola, mafu licenziata qualche mese dopo perché si era avvalsa della fede <strong>di</strong> battesimodella sorella Isabella 59 . Per aggirare la normativa si ricorreva dunque persinoalla falsificazione dei documenti.L’apertura dell’opera anche alle giovani non in evidente e imminentepericolo <strong>di</strong> perdere la propria onestà non portò imme<strong>di</strong>atamente a una consistentecrescita numerica. Nel 1692 appren<strong>di</strong>amo che, a causa della penuria <strong>di</strong>viveri generata dalla guerra, l’opera decise <strong>di</strong> mantenere non più <strong>di</strong> 12 figlie eche questi numeri persistettero negli anni successivi. In effetti, fatta eccezioneper il 1706, anno in cui si decise <strong>di</strong> elevare il numero delle piazze a 24, «attesele calamità» 60 legate con ogni probabilità all’asse<strong>di</strong>o francese, fino all’ultimodecennio del Settecento furono mantenute a spese del Soccorso solo una decina<strong>di</strong> piazze 61 .Ben più critico, e maggiormente soffocato dalle <strong>di</strong>fficoltà economiche,si presenta lo sviluppo delle piazze a spese del Deposito, dove le figlie mantenutea spese dell’opera non dovevano essere più <strong>di</strong> cinque. L’esiguità <strong>di</strong> questinumeri chiarisce anche la scarsità <strong>di</strong> ingressi che appaiono registrati neiverbali del Deposito, e che <strong>di</strong>ventano totalmente assenti tra il 1720 e il 1740.Dopo questa data si verifica però una inversione <strong>di</strong> tendenza. Nel 1742i verbali menzionano la presenza <strong>di</strong> 11 figlie, osservando però che non c’èposto per altre; ma in quel periodo era già avvenuto il passaggio sotto la protezioneregia e il cambiamento <strong>di</strong> nome in Opera delle convertite. Nella secondametà del secolo i numeri crescono ancora. Nel 1762 un elenco <strong>di</strong> coloroche erano presenti nell’istituzione rende noti 34 nomi, e vent’anni dopo laNuova guida per la città <strong>di</strong> Torino, pubblicata nel 1781 da Onorato Derossi,in<strong>di</strong>ca la presenza <strong>di</strong> 33 figlie. La stessa consistenza numerica è confermatadai rilevamenti compiuti in occasione del censimento del 1796. Per gli anni1792, 1793 e 1794 si parla rispettivamente <strong>di</strong> 31, 30 e 33 figlie e donne 62 . La59ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251.60ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v. «Soccorso».61I numeri oscillano tra le 10 e le 14 piazze (ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v.«Soccorso»; Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251, or<strong>di</strong>nato del 30 gennaio 1716).62ASCT, Censimento del 1796, collezione XII, n. 160.74

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