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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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<strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Pelagia che fecero da cornice alla nascita del Deposito. Come giàper il Soccorso, l’Istoria del 1701 racconta che l’idea dell’opera fu del confessoree padre spirituale della <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong>, che a quel tempo erapadre Giulio Vasco. Egli, consape<strong>vol</strong>e delle <strong>di</strong>fficoltà, dei rischi e dei costiche comportava la creazione <strong>di</strong> una nuova opera, presentò la proposta alla<strong>Compagnia</strong>, che la accettò <strong>di</strong> buon grado 17 . Le vicende della Casa <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Pelagiasi incrociarono con quelle del Deposito nel settembre del 1683, quandola <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong>, dopo aver preso atto che <strong>di</strong>verse persone erano<strong>di</strong>sposte ad offrire denaro per la costituzione <strong>di</strong> un ricovero per donne cadutenel peccato, deliberò <strong>di</strong> prendere in affitto la casa appartenente all’Opera <strong>di</strong><strong>San</strong>ta Pelagia 18 . L’avvio effettivo della nuova opera dovette però incontrare<strong>di</strong>fficoltà superiori al previsto, poiché avvenne quasi un anno dopo, nel giugnodel 1684. Ad ostacolare l’iniziativa intervennero i <strong>di</strong>rettori dell’Opera <strong>di</strong><strong>San</strong>ta Pelagia. Essendo infatti l’opera in progetto simile alla loro, ritenevanoche «potesse recarle grave pregiu<strong>di</strong>zio» 19 . Per tranquillizzarli la <strong>Compagnia</strong>tenne a precisare che l’opera sarebbe nata senza il suo intervento e che ilmantenimento delle 12 o 14 donne accolte sarebbe stato lasciato alle elemosine<strong>di</strong> persone pie. Inoltre, non si parlò più dei locali delle monache <strong>di</strong> santaPelagia ma <strong>di</strong> un appartamento vicino a Porta Nuova, nei pressi dell’abitazionedella contessa <strong>di</strong> Loranzè e della baronessa Perrachina, a cui fu affidata la<strong>di</strong>rezione dell’opera 20 . Sempre dall’Istoria appren<strong>di</strong>amo che queste prese <strong>di</strong><strong>di</strong>stanza della <strong>Compagnia</strong> nascevano dalla necessità <strong>di</strong> tutelare da un punto<strong>di</strong> vista finanziario le opere più antiche della <strong>Compagnia</strong> e dalla <strong>vol</strong>ontà <strong>di</strong>non alimentare le perplessità poste dai <strong>di</strong>rettori dell’Opera <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Pelagia 21 .Benché nel libro si attribuisca la proposta <strong>di</strong> unire le due opere ai <strong>di</strong>rettoridella Casa <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Pelagia, e si presenti l’accettazione della proposta comeuna libera deliberazione della <strong>Compagnia</strong>, sappiamo dalla documentazionearchivistica che la risoluzione della controversia avvenne per intervento delduca. Egli infatti, chiamato ad agire da ago della bilancia, determinò col suointervento l’affermazione <strong>di</strong> un gruppo sull’altro: rimise in gioco la <strong>Compagnia</strong><strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> proponendole <strong>di</strong> accettare la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> entrambe le opereo <strong>di</strong> chiudere il Deposito 22 .17Tesauro, 1701.18ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 161, s.v. «Deposito».19Ibidem.20Ibidem.21Tesauro, 1701.22ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 161, s.v. «Deposito».60

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