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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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sin dal 1721, furono introdotte con le cinque piazze Cavour altrettante doti <strong>di</strong>600 lire. Un tale innalzamento dei valori si ritrova anche nel panorama delledoti torinesi <strong>di</strong> metà secolo, dove la percentuale delle doti comprese fra le300 e le 600 lire risulta decisamente aumentata rispetto a quella dell’inizio delsecolo (dal 7 al 19%).A partire dagli anni Ottanta, il Soccorso presenta una maggiore elasticitànella determinazione dei valori dotali. Pur restando prevalenti le cifre fisseregistrate in precedenza, si evidenziano casi in cui esse furono mo<strong>di</strong>ficate, aseconda delle esigenze: per Giovanna Baralis la dote Moja fu portata a 350lire, per Clara Maria Bertola a 250 lire, e per Vittoria Cordonati la dote monacaleCavour fu ridotta a 500 lire 223 .Come ho già accennato, tuttavia, le doti complessive con cui si sposaronole giovani del Soccorso nella seconda metà del XVIII secolo risultano in<strong>di</strong>versi casi ben superiori a quelle assegnate dall’opera, un altro in<strong>di</strong>zio che attestadella <strong>di</strong>sponibilità economica delle loro famiglie. Ecco alcuni esempi: nel1773 Angela Pitoè portò in dote lire 3500, delle quali solo lire 300 provenivanodalla dote Crosa; la dote <strong>di</strong> Domenica Valetti, nel 1779, ammontava a lire1300, <strong>di</strong> cui 300 relative alla dote Crosa; mentre Giuseppa Giordano si sposònel 1787 con una dote <strong>di</strong> lire 2000 in cui erano comprese le lire 300 della doteCrosa 224 . È evidente che il cumulo <strong>di</strong> doti <strong>di</strong>venne un’esigenza sempre piùsentita per poter entrare nel mercato matrimoniale con requisiti idonei e appetibili.A fine secolo esso era ormai una consuetu<strong>di</strong>ne applicata sia dalle famiglie,che univano la dote concessa dalle opere a quella da esse costituita, siadalle stesse opere, che non mancavano <strong>di</strong> concedere più doti alla stessa persona:nel 1787 Caterina Domenica Apollonia Ignazia Giovine cumulò alla doteCrosa quella Moja <strong>di</strong> lire 150 grazie all’intervento del marchese <strong>di</strong> Crescentino(favore<strong>vol</strong>e a che le fosse data la dote che era stata data a sua madre) 225 .Lo stesso fenomeno compare anche nei pochi casi <strong>di</strong> monacazione: GiovannaTeresa Vittoria Maria Dogliotti, quando nel 1795 <strong>di</strong>venne monaca, ottenneinsieme alla consueta dote Crosa <strong>di</strong> lire 300, anche la dote Cavour <strong>di</strong> lire200 226 . È chiaro che il requisito <strong>di</strong> povertà richiesto dalle regole per acquisireil <strong>di</strong>ritto alla dote, e spesso le stesse <strong>vol</strong>ontà dei testatori erano ormai del tutto<strong>di</strong>sattese. Come mise in evidenza l’avvocato Tonso, quando nel 1780 fu interpellatoa proposito della dote <strong>di</strong> Maria Gioanna Bava, che aveva ottenuto dal223ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251.224ASSP, I, CSP, Lasciti, 92, fasc. 81/52, 81/56, 81/60.225ASSP, I, CSP, Lasciti, 92, fasc. 81/59.226ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251; CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v. «Soccorso».130

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