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arte e beni culturali negli insegnamenti di giovanni paolo ii

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tutto ciò che esiste nel mondo visibile: l’uomo non può essere fuori della<br />

cultura.<br />

La cultura è un modo specifico dell’« esistere » e dell’« essere » dell’uomo.<br />

L’uomo vive sempre secondo una cultura che gli è propria, e che, a sua<br />

volta, crea fra gli uomini un legame che pure è loro proprio, determinando<br />

il carattere inter-umano e sociale dell’esistenza umana. Nell’unità della<br />

cultura, come modo proprio dell’esistenza umana, si ra<strong>di</strong>ca nello stesso<br />

tempo la pluralità delle culture in seno alle quali l’uomo vive. In questa<br />

pluralità, l’uomo si sviluppa senza perdere tuttavia il contatto essenziale<br />

con l’unità della cultura in quanto <strong>di</strong>mensione fondamentale ed essenziale<br />

della sua esistenza e del suo essere.<br />

7. L’uomo che, nel mondo visibile, è l’unico soggetto ontico della<br />

cultura, è anche il suo unico oggetto e il suo termine. La cultura è ciò<br />

per cui l’uomo in quanto uomo <strong>di</strong>venta più uomo, « è » <strong>di</strong> più, accede <strong>di</strong><br />

più all’« essere ». È qui anche che si fonda la <strong>di</strong>stinzione capitale fra ciò che<br />

l’uomo è e ciò che egli ha, fra l’essere e l’avere. La cultura si situa sempre in<br />

relazione essenziale e necessaria a ciò che è l’uomo, mentre la sua relazione<br />

a ciò che egli ha, al suo « avere », è non soltanto secondaria, ma del tutto<br />

relativa. Tutto l’« avere » dell’uomo non è importante per la cultura, non è<br />

un fattore creatore della cultura, se non nella misura in cui l’uomo, con la<br />

me<strong>di</strong>azione del suo « avere », può nello stesso tempo « essere » più pienamente<br />

uomo in tutte le <strong>di</strong>mensioni della sua esistenza, in tutto ciò che<br />

caratterizza la sua umanità. L’esperienza delle <strong>di</strong>verse epoche, senza escludere<br />

la presente, <strong>di</strong>mostra che si pensa alla cultura e che se ne parla<br />

anzitutto in relazione alla natura dell’uomo e solo in modo secondario e<br />

in<strong>di</strong>retto in relazione al mondo delle sue produzioni. Questo non toglie<br />

nulla al fatto che noi giu<strong>di</strong>chiamo il fenomeno della cultura a partire da ciò<br />

che l’uomo produce o che da ciò traiamo nello stesso tempo delle conclusioni<br />

sull’uomo. Tale approccio – modo tipico <strong>di</strong> processo <strong>di</strong> conoscenza a<br />

posteriori – contiene in sé la possibilità <strong>di</strong> risalire, in senso opposto, verso le<br />

<strong>di</strong>pendenze ontico-causali. L’uomo, e solo l’uomo, è « autore » o « <strong>arte</strong>fice »<br />

della cultura; l’uomo, e solo l’uomo, si esprime in essa e in essa trova il suo<br />

equilibrio.<br />

8. Tutti noi qui presenti c’incontriamo sul terreno della cultura, realtà<br />

fondamentale che ci unisce e che è alla base dell’istituzione e delle finalità<br />

dell’Unesco. C’incontriamo per lo stesso motivo intorno all’uomo e in un<br />

certo senso, in lui, nell’uomo. Quest’uomo, che si esprime e si oggettivizza<br />

nella e me<strong>di</strong>ante la cultura, è unico, completo e in<strong>di</strong>visibile. Egli è allo<br />

stesso tempo soggetto e <strong>arte</strong>fice della cultura. Non lo si può quin<strong>di</strong> considerare<br />

unicamente come la risultante <strong>di</strong> tutte le con<strong>di</strong>zioni concrete della<br />

sua esistenza, come la risultante – per non citare che un esempio – delle<br />

relazioni <strong>di</strong> produzione che prevalgono in un’epoca determinata. Questo<br />

criterio delle relazioni <strong>di</strong> produzione non sarebbe allora una chiave per la<br />

comprensione della storicità dell’uomo, per la comprensione della sua cultura<br />

e delle molteplici forme del suo sviluppo? Certo, questo criterio co-<br />

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