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arte e beni culturali negli insegnamenti di giovanni paolo ii

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12. Voi sapete, cari amici, che per la fede, la carità e la speranza l’<strong>arte</strong> è<br />

un’espressione privilegiata. L’<strong>arte</strong> autentica contribuisce a risvegliare la<br />

fede assopita. Apre il cuore al mistero dell’altro. Eleva l’animo <strong>di</strong> colui<br />

che è troppo deluso o troppo stanco per sperare ancora. L’artista che è<br />

cristiano ha quin<strong>di</strong> nella Chiesa, nel mondo, una vocazione alla scelta. Il<br />

suo linguaggio simbolico evoca la realtà che è «al<strong>di</strong>làdelle cose », come a<br />

<strong>di</strong>re: « Dio non è lontano da ciascuno <strong>di</strong> noi ». Voi ricordate l’appello del<br />

Concilio agli artisti, che vi rivolgo anche oggi: « Da lungo tempo la Chiesa<br />

ha fatto alleanza con voi [...]. Voi l’avete aiutata a rendere sensibile il<br />

mondo invisibile [...]. Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito<br />

<strong>di</strong>vino! ».<br />

Se l’artista è creatore attraverso il genio che ha ricevuto in dono, come<br />

potrebbe non essere creatrice la grazia <strong>di</strong> Dio nel cuore dell’uomo? « Vieni,<br />

Spirito creatore! ». In questo tempo <strong>di</strong> preparazione alla Pentecoste, a tutti<br />

coloro che sono venuti a congiungersi al mondo dell’<strong>arte</strong>, rivolgo queste<br />

parole: « Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo ».<br />

278<br />

AAS 78 (1986) pp. 562-570; Insegnamenti, VIII/1 (1985) pp. 1560-1569<br />

Testo originale in lingua francese<br />

Discorso per l’inaugurazione della mostra « Dante in Vaticano »<br />

(Città del Vaticano, 30 maggio 1985)<br />

Carissimi artisti.<br />

1. Siate i benvenuti. La vostra affettuosa presenza mi reca una grande<br />

gioia. Con le vostre incisioni della Divina comme<strong>di</strong>a mi offrite un modo <strong>di</strong><br />

vedere e <strong>di</strong> sentire il grande poema attraverso la verità e la bellezza delle<br />

immagini. Vi ringrazio con tutto il cuore.<br />

Nel tempo <strong>di</strong> una civiltà visiva, che affida i suoi messaggi alla rapi<strong>di</strong>tà<br />

delle comunicazioni con i mass me<strong>di</strong>a, la poesia potrebbe sembrare lontana<br />

dalla realtà. Eppure il mondo dantesco me<strong>di</strong>evale ha potuto passare in voi,<br />

nella vostra coscienza; voi lo avete vissuto spiritualmente per poterlo donare,<br />

un’altra volta, attraverso il valore delle forme artistiche.<br />

Possiamo leggere così Dante, in queste vostre felici intuizioni, come<br />

un’esortazione a godere <strong>di</strong> una realtà visualizzata, che parla della vita<br />

dell’oltretomba e del mistero <strong>di</strong> Dio con la forza propria del pensiero<br />

teologico, trasfigurato dallo splendore dell’<strong>arte</strong> e della poesia, insieme congiunte.<br />

Voi, cari artisti, avete certamente sentito i richiami <strong>di</strong> una storia perenne<br />

che riaffiora, oggi, con nomi <strong>di</strong>versi, e per questo vi siete avvicinati a<br />

Dante, vedendo rispecchiato in lui il nostro mondo attuale e le nostre<br />

speranze. Dante lottò per la giustizia, non l’ottenne dagli uomini, la chiese<br />

a Dio; la sua fede lo sostenne nel suo viaggio terreno, nonostante l’esilio ele<br />

condanne.

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