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arte e beni culturali negli insegnamenti di giovanni paolo ii

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della cultura, quella professionale specialmente, da cui si qualifica lo sviluppo<br />

economico e civile del nostro tempo ». 1<br />

La provincia <strong>di</strong> Roma deve conservare il suo volto più caratteristico e<br />

inconfon<strong>di</strong>bile che è il volto cristiano, a cui il patrimonio storico e artistico<br />

deve imprimere un’animazione viva e nuova, la quale sia sempre degna<br />

della sua vera nobiltà. Sono certo che codesta amministrazione, accanto al<br />

suo impegno e ai suoi sforzi per garantire un lavoro, una casa e una<br />

istruzione a tutti, con particolare attenzione per i giovani, non tralascerà<br />

<strong>di</strong> considerare anche le esigenze della vita religiosa della popolazione, per<br />

quanto è <strong>di</strong> propria competenza.<br />

Auspico infine che, in questo modo, i vicendevoli rapporti tra l’autorità<br />

ecclesiastica e quella civile della provincia <strong>di</strong> Roma possano contribuire<br />

sempre maggiormente – ciascuna nella sua sfera d’azione – a conservare<br />

nella popolazione, nell’animo dei citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong>rei nell’atmosfera stessa <strong>di</strong><br />

questa terra, quelle caratteristiche inconfon<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità e <strong>di</strong> costume<br />

morale che sono state impresse da secoli <strong>di</strong> storia civile e religiosa, e che<br />

non debbono venire mai meno nella coscienza <strong>di</strong> un popolo civile.<br />

Con questi pensieri, e con questi auspici, mentre esorto tutti voi a ben<br />

continuare l’opera tesa alla promozione del bene comune, invoco per voi<br />

dal Signore sostegno e protezione, <strong>di</strong> cui vuole essere pegno la bene<strong>di</strong>zione<br />

che <strong>di</strong> cuore imparto, estendendola all’intera popolazione da voi rappresentata.<br />

Dominicae Cenae. Lettera a tutti i vescovi<br />

sul mistero e culto dell’eucaristia<br />

(Città del Vaticano, 24 febbraio 1980)<br />

44<br />

Insegnamenti, III/1 (1980) pp. 397-399<br />

[...]<br />

10. Sappiamo bene che la celebrazione dell’eucaristia è stata unita, dai<br />

tempi più antichi, non soltanto alla preghiera, ma anche alla lettura della<br />

Sacra Scrittura e al canto <strong>di</strong> tutta l’assemblea. Grazie a ciò è stato possibile,<br />

da molto tempo, riferire alla messa il paragone fatto dai Padri con le due<br />

mense, sulle quali la Chiesa imban<strong>di</strong>sce per i suoi figli la parola <strong>di</strong> Dio e<br />

l’eucaristia, cioè il pane del Signore. Dobbiamo quin<strong>di</strong> ritornare alla prima<br />

p<strong>arte</strong> del sacro mistero che, più spesso, al presente viene chiamata liturgia<br />

della parola, e de<strong>di</strong>carle un po’ <strong>di</strong> attenzione.<br />

1 Paolo VI, Discorso ai membri della giunta provinciale <strong>di</strong> Roma, 17 luglio 1963, in Insegnamenti<br />

<strong>di</strong> Paolo VI, I (1963) p. 72.

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