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- 226 -<br />

Ma se Brunner non ha scoverto le glandoìe duodenali, non si può almeno<br />

contrastargli il merito di averne dato pel primo una buona descrizione che<br />

non lasciava più alcun dubbio sulla loro esistenza e che richiamò vivamente<br />

su di esse l'attenzione degli osservatori.<br />

Le prime ricerche di Brunner su queste glandoìe sono comparse nel 1687<br />

sotto la forma di una semplice nota diretta all'Accademia dei curiosi della<br />

natura (1). Il lavoro ex professo che ci ha lasciato sullo stesso soggetto<br />

non è stato pubblicato che nel 1715. In questo lavoro egli descrive molto<br />

bene la situazione, la forma, il volume e le differenti varietà di queste glandoìe,<br />

coinè anche la loro disposizione rispettiva ed il loro modo di distribuzione<br />

sotto la mucosa duodenale. Dimostra anche che sono l'orinate di<br />

acini e debbono essere classificate tra le glandoìe conglomerate. Infine ha<br />

constatato la loro esistenza nel cavallo, nel castoro, nel cervo, nel bue, nel<br />

montone, nel maiale e nel cane. Ma ha errato su due punti importanti della<br />

loro storia.<br />

Il suo primo errore è di aver esteso troppo il dominio di queste glandoìe.<br />

Kgli sostiene cbe M osservano su tutta la lunghezza del canale intestinale :<br />

Minimae per totum intestinorum tractum sparsim disseminatae (2)». Una<br />

tale asserzione non permette di dubitare che Brunner abbia scambiato lo<br />

glandoìe vescicolari con quelle a grappolo. Aggiunge in effetti che verso la<br />

fine dell'ileo si veggono riunirsi qua e ìà a gruppi: « Demum per ureolas seu<br />

agmina gregales bine inde, sub finem ilei praesertim, apparuerunt ». Un errore<br />

tale è difficile a comprendere, imperocché egli conosceva molto bene 1»<br />

ricerche di Peyer, di cui parla con elogio<br />

Il secondo errore è relativo al dotto escretore delle glandolo duodenali<br />

che non ha potuto vedere e che la loro estrema brevità ronde in effetti<br />

quasi invisibile. Ma egli ha visto li; glandoìe tubulari, e siccome queste glandoìe<br />

si trovano immediatamente al disopia di quelle da lui scoperte, le considera<br />

come dotti escretori di queste ultime. Ecco del tosto com'egli si<br />

esprime descrivendo le glandoìe a grappolo nel cavallo : Ho esaminato<br />

« in un modo particolare alcune delle più grandi, ed ho visto clic esse erano<br />

formate da parecchie glandolo tubulose impiantate sopra una baso larga ed<br />

arrotondila e che si aprivano nell'intestino con tanti piccolissimi orifizii<br />

Questa base larga ed arrotondita, era una glandola a grappolo: « i dotti che la<br />

sormontano erano glandoìe tubulari dell'intestino tenue ». A questa descrizione<br />

è annessa una tavola che rappresenta le une e le i.ltrc.<br />

(1) C. Brunner. Nat. giunti, hdest. descr. tiphetn., Anni, net i„rws.<br />

Ibsr, pag |i>j<br />

t-, C Ibuunei. (Hand. ilaijtl. set /;a/t. *,„

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