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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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passi della sua formazione artistica copiando le pale del<br />

Quattrocento veneto. Nel 1826 lega il suo nome agli affreschi<br />

di Villa Crotta - De Manzoni ad Agordo con<br />

scene tratte dall’Orlando Furioso di chiaro stampo neoclassico.<br />

L’anno dopo è a Roma, sempre al segu<strong>it</strong>o del De<br />

Min, dove affresca Palazzo Lucernari. Lavora in quegli<br />

anni anche a Rieti, a Montecassino, all’Aquila e in Sicilia.<br />

Nel 1831 viene eletto papa il bellunese Bartolomeo<br />

Alberto Cappellari Della Colomba con il nome di Gregorio<br />

XVI per il quale r<strong>it</strong>rae la delegazione gratulatoria inviata<br />

dal Comune di Belluno. R<strong>it</strong>orna in patria nel 1837<br />

per lavorare insieme al De Min a Villa De Manzoni ai<br />

Patt di Sedico. Nel 1842 terminerà gli affreschi con Le<br />

storie di Telemaco a Villa Torlonia a Roma. Da qui manterrà<br />

contatti con tutta Italia, spostandosi a Padova per il<br />

Caffè Pedrocchi e a Vicenza per il Palazzo Thiene. Nel<br />

1843, malato, torna a Belluno allontanandosi solo brevemente<br />

per gli affreschi di Santa Maria Formosa a Venezia<br />

distrutti da una bomba siriaca nel 1918. Notizie delle<br />

sue opere, molte ancora da rintracciare, si traggono<br />

dall’epistolario con Antonio Tessari. Fedele ai modi appresi<br />

nella giovinezza, osteggiò il nuovo prim<strong>it</strong>ivismo dei<br />

preraffaell<strong>it</strong>i. Fece parte piena della nuova stagione di<br />

gusto purista apparentemente con poche aperture al romanticismo<br />

nascente. (chmg).<br />

Paolini, Giulio<br />

(Genova 1940). «P si contraddistingue per il rispetto che<br />

porta alla p<strong>it</strong>tura, per la fedeltà al mestiere di p<strong>it</strong>tore nei<br />

suoi piú umili elementi, per la modestia e insieme per la<br />

sicurezza con cui allinea nuove opere nel margine<br />

strettissimo che resta a un’attiv<strong>it</strong>à creativa ridotta all’analisi<br />

di se stessa», spiegava nel ’75 Italo Calvino nello<br />

stimolante confronto tra lo scr<strong>it</strong>tore e il p<strong>it</strong>tore. Aveva<br />

esord<strong>it</strong>o quindici anni prima a Torino nel fertile clima<br />

post-informale: Disegno geometrico del ’60 come pure i<br />

Senza t<strong>it</strong>olo che esporrà nella prima personale alla Galleria<br />

La Sal<strong>it</strong>a di Roma, si lim<strong>it</strong>ano infatti a presentare gli<br />

elementi cost<strong>it</strong>utivi del quadro, il disegno preparatorio<br />

sulla tela bianca, pennelli, barattoli di colore, scale cromatiche,<br />

quella prospettica in legno. Anziché preludio e<br />

condizione dell’opera, però, essi ne cost<strong>it</strong>uiscono l’oggetto,<br />

una presenza muta incapace di convertirsi in immagine.<br />

«Dar forma all’opera senza la mortificazione di ve-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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