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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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dell’esecutore, un<strong>it</strong>a a una grande sensibil<strong>it</strong>à, perché gran<br />

parte della realizzazione poggia sull’uso dei polpastrelli<br />

delle d<strong>it</strong>a che consentono una lavorazione diretta nella ricerca<br />

di particolari sfumature.<br />

La fortuna che questa tecnica registrò nell’esecuzione di<br />

r<strong>it</strong>ratti a partire dal Cinquecento e che toccò il suo vertice<br />

nel Settecento, è dovuta al materiale con il quale i colori<br />

sono costru<strong>it</strong>i. Morbidi, opachi e friabili, i p ricreano<br />

facilmente la trasparenza e la morbidezza della pelle. Tecnica<br />

diretta, il p non copre il disegno sottostante come un<br />

qualsiasi colore dilu<strong>it</strong>o e distribu<strong>it</strong>o a velature, ma la sua<br />

stesura a corpo dipende dall’abil<strong>it</strong>à del p<strong>it</strong>tore che,<br />

soprattutto in passato, poteva eliminare lunghe pose fissando<br />

sulla carta i principali tratti di un viso con pertinenti<br />

e luminose tracce di colore.<br />

Le tonal<strong>it</strong>à di fondo generalmente omogenee venivano<br />

stese con colori a tempera; una delle piú usate era una<br />

gradazione di azzurro piú o meno intensa, oppure grigio o<br />

giallo ocra. La scelta era relativa al soggetto da dipingere,<br />

allo stile o al tratto del p<strong>it</strong>tore. Sol<strong>it</strong>amente l’effetto ricercato<br />

era il contrasto: colori chiari su fondo scuro e viceversa.<br />

Argomento ancor oggi piuttosto controverso è quello della<br />

conservazione dei p ultimati. Il fissaggio dei colori tram<strong>it</strong>e<br />

sostanze protettive è altamente sconsigliato. I fissativi<br />

modificano in modo irreversibile le tonal<strong>it</strong>à e le peculiar<strong>it</strong>à<br />

del colore. Questo problema, tuttora irrisolto, fa sì<br />

che il sistema piú efficace, nel caso si debba esporre il p<br />

in occasione di mostre ecc., in posa verticale, sia quello di<br />

porre il disegno in cornice usando l’accortezza di scostarlo<br />

leggermente dal vetro perché gli strati superficiali del p<br />

non siano a contatto del supporto, anche se con il tempo<br />

alcune cadute di colore sono inev<strong>it</strong>abili (cosa che obbliga<br />

il conservatore ad imporre comunque un’esposizione dei p<br />

soltanto per brevi periodi).<br />

La prima documentazione sull’uso del p in modo continuativo<br />

risale al rinascimento e riguarda le regioni, quando<br />

era pratica comune fra gli artisti lumeggiare i disegni,<br />

oltre che con la biacca, anche con il gesso. Quest’ultimo,<br />

di origine naturale, veniva sgrossato e ridotto in formati<br />

maneggevoli. Tale uso di allargò presto anche ad altri materiali,<br />

quali la calc<strong>it</strong>e (bianco), il carboncino (nero),<br />

l’emat<strong>it</strong>e (mat<strong>it</strong>a rossa), l’argilla da mattoni (ocra o grigio).<br />

Anche in disegni approntati in funzione preparatoria<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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