Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

freschi della Cattedrale di San Guido e in quelli del
convento di Sazava, nonché nella pittura su tavola (Crocifissione
di Emmaüs: Museo di P) e nella miniatura (Liber
viaticus); la sua opera non è senza relazione con le illustrazioni
dell’Antifonario di Vorau e con due bibbie della
Biblioteca capitolare di P. (jho).
Prampolini, Enrico
(Modena 1894 - Roma 1956). Pittore, scenografo, critico
e teorico dell’arte italiana. Allievo di Balla a Roma, partecipò
al futurismo (prima mostra futurista alla Galleria
Sprovieri di Roma, 1914). Assieme a Fillia e ad altri
fondò e diresse le piú importanti riviste futuriste: «La
Città Nuova», «Vetrina Futurista», «Stile Futurista»
(1934), «Città Futurista», «Avanscoperta» (1916), «Noi»
(1917-25). La sua ampia produzione critica integra e s’inserisce
nell’attività pittorica. Tra i suoi saggi: La
Scenotecnica (1940), Picasso scultore, L’arte polimaterica
(1944) dove teorizzò l’introduzione nel quadro di materiali
eterodossi. A lui si debbono manifesti come Cromofonia
(1913), Scenografia e coreografia futurista (1915), L’arte
meccanica (1922), Dalla pittura murale alle composizioni
polimateriche (1934). La sua produzione artistica muove
dalla premesse del futurismo – e nel cosiddetto «secondo
futurismo» ebbe una posizione originale e di primo piano
– ma presto volse a ricerche di orientamento astrattista. I
numerosi soggiorni all’estero gli permisero un precoce aggiornamento
sulle principali avanguardie europee. Strinse
contatti con i dadaisti a Zurigo (1917), col Novembergruppe
(1921) a Berlino e ad Halle, con gli artisti del
gruppo Der Sturm a Berlino (1922), ma specialmente con
i movimenti piú impegnati in ricerche astratte: il gruppo
Die Astracten a Berlino, il De Stijl, e il Bauhaus a Weimar
e, a Parigi, la Section d’Or (1922) e Cercle et Carré
(1930), di cui fu tra i fondatori, e Abstraction-Création
(1931). La sua attività pittorica è sensibile a quest’apertura
culturale; una costante curiosità sperimentativa lo
porta ad accogliere suggerimenti e moduli stilistici diversi:
dall’arte «meccanica» di Le Corbusier e Ozenfant all’astrattismo
piú rigoroso e al costruttivismo, all’aeropittura,
alle «visioni cosmiche» di tangenza surrealista, fino
alle ricerche «polimateriche», attorno al ’35: nelle sue ultime
opere la struttura astratta è subordinata a ricerche di
tipo «informale». Sempre presente, nella polimorfa opera
Storia dell’arte Einaudi