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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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Lodi (1327 ca.). Nel terr<strong>it</strong>orio di Vercelli lavora verso il<br />

1300 (la data 1300 era stata avanzata prima che venisse<br />

avviato e concluso il restauro degli affreschi) il Maestro di<br />

Oropa a cui si deve, oltre alla decorazione del sacello del<br />

Santuario di Oropa e della cappella del castello di Valdengo,<br />

anche una figura di santo nella Cattedrale di Ivrea.<br />

Defin<strong>it</strong>o da Giovanni Romano il primo vero «p<strong>it</strong>tore piemontese»,<br />

egli riesce a fondere nella sua opera in modo<br />

originale suggestioni francesi e ricordi del gotico luigiano<br />

(si vedano i volti graziosi delle figure e l’eleganza mondana<br />

dei santi e degli angeli vest<strong>it</strong>i di ab<strong>it</strong>i f<strong>it</strong>tamente ricamati)<br />

con elementi di quella corrente «realistica», di tono<br />

narrativo, della p<strong>it</strong>tura lombarda della seconda metà del<br />

Duecento. Nei decenni successivi l’ambiente vercellese si<br />

mostrerà permeabile sia alla p<strong>it</strong>tura moderna dell’Italia<br />

centrale (si veda nel monumento funerario dell’abate<br />

Gallo in Sant’Andrea a Vercelli, recentemente retrodatato<br />

al 1340-50, la rappresentazione tridimensionale della<br />

cattedra dell’abate e dei banchi degli allievi) che al gusto<br />

francesizzante. Il linearismo delle pieghe dei panneggi in<br />

questa decorazione, già evidenziato da Pietro Toesca, e<br />

l’acquisto per Oropa – forse da parte del vescovo Lombardo<br />

della Torre – di un pastorale in avorio di origine<br />

francese (1340-50 ca.: Oropa, Santuario) sono infatti segnali<br />

ulteriori dell’importanza che continuò ad avere in<br />

questa fascia del P la tradizione gotica, anche dopo la penetrazione<br />

del linguaggio giottesco. Da ricondurre all’ultimo<br />

trentennio del secolo le tavole di Barnaba da Modena,<br />

attivo in quegli anni in Liguria, che giungono a Rivoli<br />

(oggi Torino, Galleria Sabauda) e ad Alba (oggi Alba, San<br />

Giovanni) verso il 1370-77; e infine le Storie della Maddalena<br />

nella cappella omonima a Sant’Antonio di Ranverso<br />

(1395 ca.) che segnano l’ingresso in P di un nuovo discorso<br />

stilistico, quello di Giovannino de’ Grassi. (sic).<br />

Il Quattrocento si apre in P con la figura di Giacomo Jaquerio,<br />

torinese, attivo come frescante, p<strong>it</strong>tore su tavola e<br />

su vetro, restauratore e forse miniatore (gli si attribuisce<br />

una Crocifissione miniata verso il 1420 nel messale del vescovo<br />

di Aosta, Oger Moriset). Al servizio dei Savoia e<br />

degli Acaia, lavora al di quà e al di là delle Alpi, a Thonon,<br />

Ripaille, Ginevra, Torino, Pinerolo, Chieri, in Val di<br />

Susa e nel Canavese, proponendo un’alternativa<br />

all’influenza lombarda. Il ruolo di Jaquerio è di cap<strong>it</strong>ale<br />

importanza per gli sviluppi della p<strong>it</strong>tura in P; è con lui<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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