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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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zione a Giorgione. Secondo il Venturi ‘tono’ è «la quant<strong>it</strong>à<br />

di luce e di ombra che ogni colore assorbe»; e con<br />

una precisa definizione, che può r<strong>it</strong>enersi tuttora valida e<br />

chiarificatrice egli afferma: «Colorire secondo il principio<br />

del tono, significa dar forma al colore, che è cosa ben diversa,<br />

anzi opposta a colorire una forma. Non si tratta<br />

cioè di determinare una forma, e poi metterci sopra il colore;<br />

bensì costruire la forma direttamente con il colore.<br />

Con infin<strong>it</strong>e sfumature il tono permette d’indietreggiare<br />

un colore, d’avanzarne un altro, sino al momento in cui la<br />

forma plastica esce dal caos come d’incanto». Come è<br />

stato rilevato (P. Barocchi, 1974) quello della pt è poi divenuto<br />

uno dei topoi della cr<strong>it</strong>ica d’arte <strong>it</strong>aliana. Nell’uso<br />

corrente pertanto con pt si fa riferimento a una p<strong>it</strong>tura<br />

basata sulla stesura di masse cromatiche senza il supporto<br />

di una netta impalcatura disegnativa e l’uso di contorni<br />

defin<strong>it</strong>i, fondata su accordi piuttosto che contrasti coloristici;<br />

ciò nella ricerca di una armonia generale sostanziata<br />

da un tipo particolare di luce detta ‘ambientale’, cosí da<br />

porre le forme in un rapporto di morbida fusione con l’atmosfera.<br />

Per indicare l’orientamento stilistico che privilegia<br />

p<strong>it</strong>toricamente l’uso del ‘tono’, nel senso indicato,<br />

può trovarsi talvolta adoperata la definizione di tonalismo<br />

(mp).<br />

Piza, Arthur Luiz<br />

(San Paolo 1928). Dopo aver lavorato nello studio del p<strong>it</strong>tore<br />

Gomide, lasciò il Brasile nel 1955 stabilendosi a Parigi.<br />

Acquisì una solida formazione di incisore nello studio<br />

di Friedlander, di cui fu amico. Nel 1958, il mam della<br />

sua c<strong>it</strong>tà natale ne organizzò la prima personale, segu<strong>it</strong>a<br />

poi da molte altre a Parigi (Gall. La Hune, 1959-65),<br />

New York (Gall. of Graphic Art, 1964) e Mannheim<br />

(Gall. Gabriel, 1968). «Per me incidere – egli dice – è lacerare,<br />

tagliare, strappare una superficie che resiste». All’opposto<br />

di numerosi artisti contemporanei, P attribuisce<br />

pertanto ruolo fondamentale all’intervento manuale diretto<br />

e consapevole. Predilige l’incisione a sgorbia, e si lim<strong>it</strong>a<br />

sempre a due o tre colori caldi organizzati in figure ovoidali,<br />

centrate sul supporto (Cosmo azzurro, 1969; Anamorfosi,<br />

1970; Punto di fusione, 1970: Gall. La Hune). I<br />

suoi Rilievi, appaiono come ricerche complementari della<br />

sua sperimentazione grafica: l’incisione «in cavo» si ribalta<br />

e diviene rilievo, afferrando la luce e moltiplicando<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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