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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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suoi dotti amici romani, e anche lo studio dei sarcofagi e<br />

degli affreschi che i recenti scavi di catacombe avevano<br />

tratto in luce. Queste gravi composizioni cristiane trovano<br />

corrispondenza in una serie di dipinti ispirati a soggetti<br />

antichi e in particolare alla filosofia stoica, che lo stesso<br />

P professava, come si riflette nelle sue lettere e nella sua<br />

stessa condotta di v<strong>it</strong>a. Ora P amava dipingere soggetti<br />

tratti dalle V<strong>it</strong>e di Plutarco (Funerali di Focione: coll. di<br />

lord Plymouth; le Ceneri di Focione: coll. di lord Derby<br />

entrambi esegu<strong>it</strong>i nel 1648 per il collezionista francese<br />

Cerisiers; Coriolano, 1640 ca.: municipio di Les Andelys),<br />

oppure impartiva lezioni di alto livello morale (Testamento<br />

di Eudamida, 1650 ca.: Copenhagen, smfk, probabile<br />

copia antica). Come altri suoi contemporanei, non aveva<br />

alcuna difficoltà nel conciliare l’etica stoica con la dottrina<br />

cristiana. P aveva elaborato infatti una sua teoria artistica,<br />

che non fu mai defin<strong>it</strong>a in un trattato ma che P<br />

stesso puntualizzò in una lettera a Chantelou (1647, nota<br />

come Lettre sur les modes). Appoggiandosi sull’autor<strong>it</strong>à<br />

degli antichi greci, distingueva «modi» diversi<br />

nell’espressione p<strong>it</strong>torica, corrispondenti alla specific<strong>it</strong>à<br />

dei soggetti rappresentati, in accordo con la regola dei<br />

«modi» musicali: il dorico per i soggetti gravi e severi (ad<br />

esempio la Cresima per Cassiano dal Pozzo); il frigio per i<br />

soggetti violenti (Presa di Gerusalemme: Vienna, km); il<br />

lidio per i soggetti patetici (Deposizione: Dublino, ng of<br />

Ireland); l’ipolidio per i divini (Sacra Famiglia); infine<br />

quello ionico per i temi gioiosi (Baccanali). La piena corrispondenza<br />

delle teorie di P con i suoi dipinti era il risultato<br />

di una lunga e complessa elaborazione, di cui testimonia<br />

il Bellori: P modellava – con l’aiuto di Duquesnoy<br />

– veri e propri bozzetti in creta che disponeva entro una<br />

scatola prospettica, studiandone i rapporti cromatici e luministici<br />

e curando, nella resa p<strong>it</strong>torica finale, l’espressione<br />

degli «affetti», in ferma coerenza con il tema rappresentato.<br />

«Io non sono di quelli che cantando usano sempre<br />

lo stesso tono – scriveva P a Chantelou – e so variare<br />

quando voglio».<br />

Anche il paesaggio che nelle opere degli anni ’30 era stato<br />

essenzialmente uno sfondo per collocare i personaggi,<br />

benché spesso riflettesse lo spir<strong>it</strong>o del tema, assunse da allora<br />

un’importanza del tutto nuova. Talvolta, come nei<br />

due dipinti che illustrano la <strong>Storia</strong> di Focione, la nobiltà<br />

quasi scultorea degli alberi e la c<strong>it</strong>tà classica sullo sfondo<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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