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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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di Pietro Perugino, e forse anche dell’attiv<strong>it</strong>à romana di<br />

Bernardino Pinturicchio, una pala per San Matteo (ora al<br />

Museo di San Matteo), e che, dopo una felice carriera a<br />

Ferrara e a Bologna, solo nel 1537 tornerà a P. (ac). I secoli<br />

xvi e xvii Dopo la conquista da parte dei fiorentini<br />

nel 1509, P si presenta per lunghi anni segnata e spopolata<br />

dai confl<strong>it</strong>ti e dalla malaria tanto che è pressoché nulla<br />

la sua capac<strong>it</strong>à di dar asilo a una comm<strong>it</strong>tenza di qual<strong>it</strong>à e<br />

a risorse artistiche autoctone. Gli scarsi avvenimenti p<strong>it</strong>torici<br />

di questo periodo si devono perciò ad artisti forestieri<br />

come Ambrogio d’Asti o Andrea del Sarto che intorno<br />

al 1525 esegue il Pol<strong>it</strong>tico per la chiesa di<br />

Sant’Agnese (smembrato e ricoverato in Duomo dal<br />

1618). Solo col terzo decennio e con la volontà dei Medici,<br />

nuovi signori della c<strong>it</strong>tà, di avviare la sua ripresa economica<br />

e culturale e di vestire i panni di un potere forte,<br />

ma benefico, tale da spegnere eventuali volontà di nuove<br />

rivolte, P avrà nuovi interventi p<strong>it</strong>torici di rilievo. All’inizio<br />

tuttavia si ev<strong>it</strong>ano p<strong>it</strong>tori fiorentini, per distinguersi<br />

almeno in questo dalla volontà dei Medici, e il rinnovamento<br />

della tribuna del Duomo, iniziato nel 1531, si affida<br />

al pisano Niccolò dell’Abbrugia, al veneziano Battista<br />

Franco, al senese Domenico Beccafumi e al vercellese Sodoma.<br />

Verso la metà del secolo invece il peso della presenza<br />

medicea si fa maggiore ed è il piú ortodosso manierismo<br />

fiorentino che tende ad affermarsi, prima in<br />

Duomo con le tavole (perdute nell’incendio del 1595) del<br />

Vasari e del Bronzino (della tavola del Bronzino restano<br />

due frammenti, rivelati dal recente restauro, nella galleria<br />

dell’Accademia di San Luca a Roma), poi nel progetto per<br />

la costruzione della piazza, dei Cavalieri che, sovrapponendosi<br />

all’antico centro repubblicano, diviene il<br />

centro scenografico del nuovo potere: Giorgio Vasari ne<br />

progetta la struttura arch<strong>it</strong>ettonica, mentre gli apparati<br />

decorativi p<strong>it</strong>torici dei prospetti dei palazzi nella piazza e<br />

nelle vie afferenti si eseguono a graff<strong>it</strong>o e ad affresco fino<br />

al secolo successivo. Lo stesso Vasari e il Bronzino sono<br />

anche impegnati tra 1565 e 1571 nelle tavole dell’interno<br />

della nuova chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri che, con<br />

la vis<strong>it</strong>a di Ferdinando I nel 1588, si arricchisce di un apparato<br />

di tele monocrome di Alessandro Fei, Alessandro<br />

dell’Impruneta, Raffaello del Pallaio e dello Stradano.<br />

Nella seconda metà del secolo le attiv<strong>it</strong>à p<strong>it</strong>toriche si intensificano<br />

con il risorgere di una comm<strong>it</strong>tenza c<strong>it</strong>tadina<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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