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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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pio stagno cinto di alberi disposti a raggiera). Dalle testimonianze<br />

vascolari si può ipotizzare che la p<strong>it</strong>tura greca<br />

classica non obbedisce a principî molto diversi. Occorre<br />

attendere l’epoca ellenistica perché le trasformazioni religiose<br />

e artistiche, un<strong>it</strong>amente alle componenti bucoliche<br />

presenti nella m<strong>it</strong>ologia, favoriscano il comparire di veri e<br />

propri p. Ce ne ha trasmesso l’immagine soltanto la p<strong>it</strong>tura<br />

romano-campana, probabilmente desunta da fonti ellenistiche:<br />

l’illustrazione e le scenografie teatrali. È difficile<br />

sapere fino a che punto ci si spingesse verso una rappresentazione<br />

illusionistica dello spazio; è chiaro tuttavia<br />

che l’adattamento di un paesaggio alla decorazione – in<br />

particolare in trompe-l’œil – è prettamente romana. Il p<br />

ellenistico si sviluppa su diversi registri, nei quali vengono<br />

impiegati nello stesso tempo una prospettiva lineare assai<br />

empirica, a punti di vista multipli, e la prospettiva aerea<br />

per digradazione del cielo all’orizzonte e mediante differenziazione,<br />

ancora arb<strong>it</strong>raria, dei colori a seconda della<br />

distanza. Spesso i personaggi sono subordinati al p o addir<strong>it</strong>tura<br />

scompaiono, soprattutto nel p «idillico-sacro». Nel<br />

contempo si accorda all’arch<strong>it</strong>ettura un ruolo significativo:<br />

templi, altari e talvolta vedute urbane o portuali,<br />

probabilmente di origine egizia. Per animare le superfici il<br />

p<strong>it</strong>tore si avvale talvolta di una tecnica «impressionista»:<br />

tocchi luminosi si agganciano al rilievo di arch<strong>it</strong>ettura o<br />

conferiscono un certo movimento al fogliame, ma la loro<br />

ripartizione non sembra dettata da regole precise e susc<strong>it</strong>a<br />

l’impressione di una visione di sogno. È piuttosto attraverso<br />

l’illustrazione dei testi che si trasmette il senso dello<br />

spazio e della luce dal tardoantico alla miniatura bizantina<br />

e a quella carolingia. A Bisanzio esso rivivrà a piú riprese<br />

nel sec. vi nella Genesi di Vienna (bn) e soprattutto nel<br />

sec. x in una pagina delle Omelie di Gregorio nazianzieno<br />

(bv), dove è raffigurato il sole che sorgendo tinge le montagne<br />

di rosa, o ancora in una pagina del Salterio di Parigi<br />

(bn) dove alberi straordinariamente mossi sembrano quasi<br />

imprigionati dal fondo d’oro. Pur non potendo stabilire se<br />

Bisanzio sia serv<strong>it</strong>a da tram<strong>it</strong>e, gli artisti carolingi sembrano<br />

essersi ispirati alla tradizione ellenistica. Si riconoscono<br />

infatti tracce di tale tradizione nelle scuole di<br />

corte e in quella di Tours (Bibbia di Grandval), ma è a<br />

Reims che si assiste con maggiore evidenza alla ripresa<br />

dello stile illusionistico, particolarmente nel Salterio di<br />

Utrecht (Utrecht, Biblioteca dell’Univers<strong>it</strong>à), nel quale<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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