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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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voratori o Quarto Stato. La tela aveva raggiunto le dimensioni<br />

di un manifesto-stendardo, rivolto ai contadini e agli<br />

operai stessi che avevano posato per le sue figure (nel<br />

1897 e 1898 quello di sinistra Clemente Bidoni; nel 1899<br />

quello centrale Giovanni Zarri, entrambi muratori ma<br />

anche lavoratori della terra). L’impegno anche fisico di P<br />

era stato enorme; ma, alla esposizione torinese del 1902,<br />

constatò che la p<strong>it</strong>tura <strong>it</strong>aliana aveva marciato in<br />

tutt’altra direzione: nutrí il dubbio che il suo lavoro non<br />

fosse piú attuale, dubbio che i cr<strong>it</strong>ici d’arte sembrarono<br />

confermargli, ma negarono decisamente i giornali e la<br />

stampa di classe. La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à dell’immagine si manifestò<br />

sub<strong>it</strong>o in un amb<strong>it</strong>o diverso da quello tradizionale, attraverso<br />

cioè la riproduzione fotografica, che esaltava la concreta<br />

sintesi delle immagini. Semplificata da questo medium,<br />

che ne eliminava gli aspetti tecnici piú riferibili al<br />

processo p<strong>it</strong>torico, diffusa presso un pubblico assai piú<br />

ampio di quello delle esposizioni artistiche, il Quarto Stato<br />

ebbe valore proprio per i contenuti non contingenti, ma<br />

globalmente progressivi di inc<strong>it</strong>amento ad affermare ineluttabile<br />

l’emancipazione del proletariato che esso esaltava<br />

e celebrava. Questi contenuti si riattualizzavano a<br />

ogni riproduzione, caricandosi di volta in volta di diverse<br />

sfumature piú o meno rivoluzionarie, secondo il contesto<br />

socialista in cui veniva utilizzata, liquidando i legami con<br />

la tradizione p<strong>it</strong>torica ottocentesca; mutandosi cioè da immagine<br />

p<strong>it</strong>torica in manifesto pol<strong>it</strong>ico, comunicando contenuti<br />

d’avanguardia ai primi anni del Novecento; e la<br />

forza dell’immagine è tale da farla utilizzare come simbolo<br />

della classe dei lavoratori ancora ai nostri giorni. (mcg).<br />

Pencz, Georg<br />

(? 1500 ca. - Lipsia 1550). Menzionato come c<strong>it</strong>tadino di<br />

Norimberga nel 1523, aveva forse preso parte alla decorazione<br />

della Sala conciliare della c<strong>it</strong>tà, nel 1521, esegu<strong>it</strong>a<br />

su disegni forn<strong>it</strong>i da Dürer. P venne band<strong>it</strong>o dalla c<strong>it</strong>tà<br />

nel 1525 (contemporaneamente ai fratelli Beham) a causa<br />

delle sue idee eretiche ed anarchiche. Poté però tornarvi<br />

alla fine dello stesso anno; e nel 1532 ottenne la carica di<br />

p<strong>it</strong>tore ufficiale della municipal<strong>it</strong>à norimberghese. Nel<br />

settembre 1550 si pose al servizio del duca Albrecht di<br />

Prussia come p<strong>it</strong>tore di corte; messosi in viaggio per raggiungerlo,<br />

morí a Lipsia nell’ottobre dello stesso anno.<br />

L’ipotesi di un viaggio in Italia, avanzata da Sandrart, ap-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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