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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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un ruolo notevole anche nell’orientamento di Poussin.<br />

Soltanto però con gli affreschi della parete sinistra della<br />

navata di Santa Bibiana (1624-26; P eseguì anche la Santa<br />

Dafrosa per uno degli altari), incarico ufficiale di Urbano<br />

VIII nel quale fu contrapposto all’anziano Ciampelli, egli<br />

divenne celebre e la sua rivoluzionaria p<strong>it</strong>tura si manifestò<br />

in tutte le sue valenze novatrici. Negli affreschi della<br />

cappella di Villa Sacchetti a Castelfusano (1627-29; P decorò<br />

anche la galleria, con Sacchi e Camassei) sviluppò la<br />

lezione di Annibale Carracci (lunette Aldobrandini) inserendo<br />

le storie sacre in ariosi paesaggi che assumono rilievi<br />

di protagonisti. L’opera piú famosa di questi anni è il<br />

Ratto delle Sabine (1629: Roma, Gall. Cap<strong>it</strong>olina), dipinto<br />

per i Sacchetti. Vero e proprio manifesto del primo barocco<br />

romano, ne esprime gli aspetti piú qualificanti: atmosfera<br />

vibrante, accentuato dinamismo, effusione dei sentimenti,<br />

pienezza di forme e un nuovo sentimento della natura,<br />

esemplificato anche da piccoli paesaggi autonomi<br />

(Veduta di Castelfusano: Roma, coll. Chigi; Allumiere:<br />

Roma, Gall. Cap<strong>it</strong>olina). Anche i quadri religiosi – San<br />

Bernardo presenta alla Vergine il libro della Regola, 1626:<br />

Toledo, am; Madonna e quattro santi, 1628: chiesa di Sant’Agostino<br />

a Cortona – presentano i medesimi caratteri<br />

innovativi. P modificò radicalmente la struttura della pala<br />

d’altare, cui conferì la calda spontane<strong>it</strong>à e la piacevolezza<br />

delle sue composizioni profane o «da stanza», pur rispettando<br />

la correttezza di rappresentazione richiesta<br />

nella p<strong>it</strong>tura sacra. Il suo primato nell’ambiente artistico<br />

romano fu sanc<strong>it</strong>o dalla commissione della pala (Trin<strong>it</strong>à,<br />

1628-31) per l’altare della cappella del Sacramento in San<br />

Pietro, che ottenne, prevalendo nei confronti di Guido<br />

Reni. Principe dell’Accademia di San Luca dal 1634 al<br />

1638, era allora all’apogeo della sua carriera. Entro il<br />

1639 terminò la sua opera piú celebre e anche maggiormente<br />

rappresentativa, la decorazione della volta del salone<br />

grande di Palazzo Barberini (intrapresa nel 1632 e<br />

piú volte interrotta) con il Trionfo della Divina Provvidenza<br />

e il compimento dei suoi fini attraverso il potere spir<strong>it</strong>uale<br />

e temporale del papato al tempo di Urbano VIII (in precedenza,<br />

nel 1631-32, aveva affrescato la cappella con gli<br />

aiuti P. P. Baldini, G. Gimignani e G. F. Romanelli). Si<br />

ispirò alla Galleria Farnese nell’uso della finta cornice<br />

delle Cariatidi e dei medaglioni, ma rinunciò alla formula<br />

dei «quadri riportati» per estendere l’illusione alle scene<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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