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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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neare e forte plasticismo, destinato a fare di P un centro<br />

di irradiamento della cultura rinascimentale. Mantegna<br />

aveva lasciato in c<strong>it</strong>tà altre opere, ma dopo avervi esegu<strong>it</strong>o<br />

il Pol<strong>it</strong>tico di san Zeno per Verona, nel 1459, si recò a<br />

Mantova. Nello stesso anno erano venuti a P Jacopo Bellini<br />

e i suoi figli per realizzare la Pala per la cappella Gattamelata<br />

al Santo. Il vuoto lasciato dalla partenza di Mantegna<br />

fu riemp<strong>it</strong>o dal suo maestro, Francesco Squarcione,<br />

figura di p<strong>it</strong>tore in parte ancora legata al mondo tardogotico<br />

– come appare dal Pol<strong>it</strong>tico de Lazara – e dalla sua<br />

folta bottega. Fino all’inizio degli anni Sessanta furono<br />

attivi p<strong>it</strong>tori a lui legati, quali Marco Zoppo, Giorgio<br />

Schiavone. Il mondo figurativo del Mantegna trova<br />

riscontro a due decenni dalla sua partenza nei frammenti<br />

di affresco esegu<strong>it</strong>i da un ignoto a decorazione della scuola<br />

dei Santi Marco e Sebastiano, nel 1481. La p<strong>it</strong>tura a P,<br />

in quel periodo, dovette subire un’involuzione testimoniata<br />

dal fatto che parallelamente si assiste alla penetrazione<br />

di quella veneziana. La personal<strong>it</strong>à piú originale espressa<br />

dalla c<strong>it</strong>tà nell’ultimo quarto del secolo fu quella di Jacopo<br />

Parisati da Montagnana, autore di numerose tavole e affreschi,<br />

nei quali si assiste alla combinazione della tradizione<br />

patavina con elementi figurativi di origine veneziana.<br />

Non è da dimenticare il soggiorno, tra il 1492 e il<br />

1498 di Bernardo da Parenzo, le cui Storie di san Benedetto,<br />

dipinte sulle arcate del chiostro maggiore di Santa<br />

Giustina, sono connotate da un’interessante divulgazione<br />

delle piú avanzate idee del Mantegna.<br />

Il Cinquecento Il primo decennio del secolo presenta ancora<br />

un aspetto tradizionalista, se si osservano i primi affreschi<br />

esegu<strong>it</strong>i a decorazione della scuola del Santo da<br />

Giovanni Antonio Requesta e da Filippo da Verona, p<strong>it</strong>tori<br />

attardati su posizioni tardoquattrocentesche. Ma sulle<br />

stesse pareti, nel 1511, era al lavoro Tiziano, che realizzò<br />

i riquadri con i tre miracoll antoniani del Piede risanato,<br />

del Neonato e del Mar<strong>it</strong>o geloso, prima impostazione del<br />

suo grandioso classicismo cromatico. Nel 1513 i benedettini<br />

di Santa Giustina chiamarono il bresciano Girolamo<br />

Romanino per la Cena da porsi nel refettorio del monastero<br />

e per la grande pala, probabilmente esegu<strong>it</strong>a entro<br />

l’anno successivo, originariamente collocata nel «coro vecchio»<br />

della Basilica. Da questi artisti prende le mosse il<br />

padovano Girolamo Tessari, attivo come p<strong>it</strong>tore di fiducia<br />

di comun<strong>it</strong>à religiose almeno fino all’inizio degli anni<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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