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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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zione della Croce d’argento destinata alla chiesa di San<br />

Giovanni (Firenze, Museo dell’Opera del Duomo); si tratta<br />

di una macchina complessa strutturalmente e formalmente<br />

molto elaborata, alla cui esecuzione Antonio si applicò<br />

tra il 1457 e il ’59 insieme a Betto di Francesco e<br />

Miliano di Domenico Dei. L’esame della Crocifissione su<br />

tavola (già Lugano, coll. priv.) offre conferma sul fronte<br />

p<strong>it</strong>torico delle formidabili capac<strong>it</strong>à espressive di Antonio,<br />

manifestate nella precoce scultura: le sagome di Cristo e<br />

dei ladroni mostrano infatti corpi contratti, completamente<br />

deformati dalla sofferenza fisica, lasciando intravedere<br />

fasci di muscoll in tensione; quanto a Maria e a Giovanni<br />

hanno espressioni e pos<strong>it</strong>ure analoghe a quelle già mostrate<br />

nella Croce d’argento e la patente analogia giustifica la<br />

datazione della tavola entro uno stesso giro d’anni. L’analisi<br />

del dipinto fa trasparire con chiarezza il peso avuto da<br />

Domenico Veneziano nella formazione di Antonio P e<br />

basta, a supportare la valid<strong>it</strong>à di questa tesi, il paragone<br />

tra l’immagine della Madonna e la figura della madre a<br />

braccia spalancate immessa da Domenico nel suo Miracolo<br />

di san Zanobi (Cambridge, F<strong>it</strong>zwilliam Museum); ma quel<br />

che piú colpisce è quell’impronta forsennata impressa alle<br />

figure dei tre condannati, i quali, con le loro amplificate<br />

contorsioni, offrono un saggio delle sperimentazioni successivamente<br />

effettuate dall’autore intorno al tema del<br />

corpo in tensione: acquistano in tal senso una valenza paradigmatica<br />

il gruppo bronzeo di Ercole che scoppia Anteo<br />

(Firenze, Museo del Bargello) e il dipinto di medesimo<br />

soggetto (Firenze, Uffizi) cui si collegano, per affin<strong>it</strong>à di<br />

stile e di argomento, le raffigurazioni di Ercole e l’Idra<br />

(ivi) ed Ercole e Dejanira (New Haven, Yale Univers<strong>it</strong>y<br />

ag), opere per le quali, vale la pena di c<strong>it</strong>are un passo di<br />

Giorgio Vasari, dove si afferma che Antonio «s’intese<br />

degli ignudi piú modernamente che fatto non avevano<br />

gl’altri maestri inanzi a lui, e scorticò molti uomini per<br />

vedere la notomia lor sotto».<br />

Altrettanto significativa, per la ricostruzione del percorso<br />

del maestro e per la messa a fuoco degli influssi eserc<strong>it</strong>ati<br />

sul suo stile da altri autori, è l’Assunzione di santa Maria<br />

Egiziaca della pieve di Staggia (Poggibonsi): nel groviglio<br />

iperdinamico delle vesti degli angeli si legge infatti una<br />

palese consonanza con il lessico di Andrea del Castagno e<br />

con la sua Assunta tra i santi Giuliano e Miniato (Berlino,<br />

sm, gg); né mancano, nella caratterizzazione rugosa e ma-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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