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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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Cuneo, Chieri, Alessandria. L’ard<strong>it</strong>a p<strong>it</strong>tura prospettica<br />

che dilata lo spazio reale in uno spazio creato illusoriamente<br />

preannuncia i risultati scenografici che saranno raggiunti<br />

nella volta di Sant’Ignazio a Roma. Le dirompenti<br />

nov<strong>it</strong>à portate dal Pozzo non passano inosservate nella<br />

provincia cuneese: Sebastiano Taricco med<strong>it</strong>erà sul suo<br />

linguaggio p<strong>it</strong>torico negli spettacolari affreschi della cappella<br />

di San Benedetto nel Santuario di Vicoforte (1683-<br />

86), Giuseppe Nuvolone ne riprenderà gli es<strong>it</strong>i prospettici<br />

negli affreschi per la Confratern<strong>it</strong>a della Santissima Trin<strong>it</strong>à<br />

a Centallo (1685 poi ridipinti nel Novecento). Alla<br />

comm<strong>it</strong>tenza dell’ordine gesu<strong>it</strong>a si deve inoltre la decorazione<br />

e l’arredo p<strong>it</strong>torico della cappella della Congregazione<br />

dei Mercanti a Torino; per gli affreschi della volta<br />

viene chiamato nel 1694 il p<strong>it</strong>tore milanese Stefano Maria<br />

Legnani detto Legnanino, già attivo a Novara e nel Sacro<br />

Monte di Orta e impegnato nei palazzi della nobiltà torinese<br />

(1693, Palazzo Barolo, 1695-1703, Palazzo Carignano)<br />

e contemporaneamente arrivano importanti tele dello<br />

stesso artista, del Taricco e di Andrea Pozzo. Nonostante<br />

una forte presenza a corte di p<strong>it</strong>tori genovesi con Gregorio<br />

De Ferrari e Bartolomeo Guidobono e forse con Domenico<br />

Piola documentato per affreschi – distrutti nel<br />

Settecento – nella Cattedrale di Asti, le scelte del duca<br />

V<strong>it</strong>torio Amedeo II si rivolgono verso l’ambiente romano.<br />

Benché vani i tentativi di far giungere in P i p<strong>it</strong>tori Maratta,<br />

Gaulli e Ciro Ferri, nel 1688 arriva da Roma l’austriaco<br />

Daniel Seyter importando nella cap<strong>it</strong>ale sabauda i<br />

nuovi orientamenti della p<strong>it</strong>tura cortonesca. Al Seyter<br />

vengono affidate le maggiori imprese decorative nel Palazzo<br />

Reale (dagli affreschi degli appartamenti al pianterreno<br />

detti poi di Madama Felic<strong>it</strong>a alla decorazione della volta<br />

della Galleria detta appunto del Daniele con L’Apoteosi di<br />

V<strong>it</strong>torio Amedeo II, 1688-1692), e a lui il duca si rivolge<br />

per l’arredo delle cappelle di patronato regio (cappella del<br />

Beato Amedeo nel Duomo di Vercelli, altare di Santa Genoveffa<br />

nella chiesa di San Francesco da Paola a Torino).<br />

È stato inoltre sottolineato l’importante ruolo svolto<br />

dall’artista viennese per l’arredo delle residenze reali e<br />

per la scelta degli acquisti di opere che dovevano entrare<br />

a far parte delle collezioni sabaude. (anb).<br />

Nel primo Settecento l’ambiente artistico romano continua<br />

a essere il riferimento primo della corte torinese.<br />

Apre il secolo la commissione da parte di Emanuele Fili-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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