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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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prono il pavimento della navata e del capocroce con scene<br />

del Vecchio Testamento, del ciclo di re Artù, del m<strong>it</strong>o di<br />

Alessandro alternate a immagini dei mesi e dello Zodiaco,<br />

resi in stilemi figurativi di tipo romanzo. Innesti «occidentali»<br />

nella cultura p<strong>it</strong>torica pugliese della seconda<br />

metà del sec. xiii rivela anche il ciclo di affreschi della<br />

v<strong>it</strong>a di Santa Caterina affrescato sulla volta a botte che<br />

copre la navata di Santa Maria della Croce a Casaranello,<br />

mostrando evidente il legame di continu<strong>it</strong>à con la tradizione<br />

«franca» quale si era espressa un secolo prima nel<br />

mosaico di Otranto.<br />

Particolarmente interessante anche il cap<strong>it</strong>olo cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

dalle miniature. Di stretta accezione bizantina sono le illustrazioni<br />

dei rotuli degli Exultet I e II e del Benedizionario,<br />

esegu<strong>it</strong>i tra xi e xii secolo in uno scriptorium localizzabile<br />

probabilmente nella Cattedrale di Bari, ove si conservano.<br />

Nel primo rotulo, il piú antico (1034 ca.) le figure<br />

ieratiche degli imperatori regnanti, del Papa, del Vescovo<br />

e del Cristo in trono, disegnate in senso inverso al<br />

testo della preghiera pasquale (scr<strong>it</strong>ta in caratteri beneventani<br />

del tipo di Bari), si alternano a scene pervase di<br />

un fresco naturalismo di tradizione ellenistica: la Discesa<br />

al Limbo, la Madre Terra, la Raccolta del miele. Nel Benedizionale,<br />

preponderano illustrazioni di contenuto l<strong>it</strong>urgico<br />

quali la Benedizione del fonte e del cero, il Vescovo tra il<br />

suo popolo, di tono piú vivacemente narrativo e di gusto<br />

popolare. Su questa linea già sensibile ad apporti occidentali<br />

si pongono i tre rotuli di Exultet nel Tesoro della<br />

Cattedrale di Troia del xii-xiii secolo. Scarsi ma di notevole<br />

interesse i pochi esemplari superst<strong>it</strong>i in P di Antifonari<br />

miniati, a Bisceglie (in Sant’Adoeno), a Trani (in<br />

Cattedrale), mentre altri si vanno scoprendo sparsi tra le<br />

biblioteche europee.<br />

Un interessante cap<strong>it</strong>olo nella storia della p<strong>it</strong>tura del Duecento<br />

in P è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalle cosiddette icone, una nutr<strong>it</strong>a<br />

serie di tavole bizantineggianti databili per lo piú nel sec.<br />

xiii. Valore di prototipi assumono la frammentaria Madonna<br />

di Andria, con una particolare iconografia variante<br />

dell’Odeg<strong>it</strong>ria, la Madonna della Madia di Monopoli del<br />

tipo dell’Odeg<strong>it</strong>ria, la piú tarda Madonna della Pinacoteca<br />

di Bari (proveniente da B<strong>it</strong>onto) attribu<strong>it</strong>a a Giovanni da<br />

Taranto, del tipo della Kikkotissa. Ad ognuno di questi<br />

prototipi si può far corrispondere un sottogruppo. Nel<br />

primo, nutr<strong>it</strong>o e per molti aspetti omogeneo, che consente<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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