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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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santo, l’orvietano Piero di Puccio dipinge nel 1391 le<br />

prime storie dell’Antico Testamento, e Spinello Aretino,<br />

quasi contemporaneamente, le Storie dei santi Efisio e Pot<strong>it</strong>o.<br />

Fuori del Camposanto, segnaliamo l’attiv<strong>it</strong>à di Barnaba<br />

da Modena (varie tavole, alcune al Museo di San Matteo,<br />

1365-75 ca. ), dei fiorentini Niccolò di Pietro Gerini<br />

(affreschi nel Cap<strong>it</strong>olo di San Francesco, 1392), Agnolo<br />

Gaddi (affreschi in San Francesco e altro, 1380-85 ca.), e<br />

del grande senese Taddeo di Bartolo (molte opere, tra cui<br />

le Storie della Vergine nella cappella della sagrestia di San<br />

Francesco, 1397); la qual<strong>it</strong>à alta o altissima degli artisti<br />

forestieri prescelti dimostra il gusto sicuro e la potenza<br />

economica dei comm<strong>it</strong>tenti pisani. Una gran parte delle<br />

commissioni piú prestigiose va dunque a p<strong>it</strong>tori forestieri;<br />

esiste però un’intensa attiv<strong>it</strong>à di p<strong>it</strong>tori locali, in genere<br />

per commissioni minori di tavole meno impegnative o di<br />

piccoll affreschi. Questo segmento di mercato è dominato<br />

dapprima dal volterrano Francesco di Neri, presente a P<br />

almeno dal 1343, tra le cui opere c<strong>it</strong>iamo, oltre alla<br />

Madonna firmata della Pinacoteca estense di Modena, il<br />

grande pol<strong>it</strong>tico della raccolta Cini di Venezia (1363),<br />

proveniente da Santa Caterina, certamente da attribuirsi<br />

a lui sulla base di documenti recentemente pubblicati. La<br />

fortunata formula, che mescola elementi senesi e fiorentini,<br />

adottata da Francesco di Neri trova seguaci in<br />

altri p<strong>it</strong>tori locali, come Neruccio di Federigo, Jacopo di<br />

Michele detto Gera (cui si deve la Madonna del Santuario<br />

di Montenero presso Livorno) e il figlio di costui Getto di<br />

Jacopo, e Cecco di Pietro; quest’ultimo, assai prolifico,<br />

ancora nel 1395 dipinge una cappella in San Francesco,<br />

ed ha a sua volta un seguace in Neri di Nello che nello<br />

stesso anno dipinge una Madonna nella chiesa rurale di<br />

Tripalle. A questo gruppo di p<strong>it</strong>tori appartengono anche<br />

Giovanni di Pietro da Napoli e Martino di Bartolomeo da<br />

Siena, che collaborano a numerose opere in P negli anni<br />

1402-405; Martino, cui si deve la vasta decorazione<br />

dell’Oratorio di San Giovanni dei Cavalieri in Cascina<br />

(1398), dopo il soggiorno pisano svolse anche una fortunata<br />

attiv<strong>it</strong>à in patria.<br />

Il longevo Turino Vanni (1348 - 1448), ultimo e piú rigido<br />

esponente di questa tradizione, domina per lungo<br />

tempo il mercato locale, ed esporta opere anche nella lontana<br />

Sicilia. Le sventure pol<strong>it</strong>iche di P, occupata nel 1406<br />

dai fiorentini, spinsero Turino ad esulare per qualche<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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