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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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che si avvia un fondamentale rinnovamento dovuto alla<br />

conoscenza profonda e diretta delle ultime nov<strong>it</strong>à del gotico<br />

franco-fiammingo, arricch<strong>it</strong>a da contatti con opere senesi<br />

del trecento. Protagonisti dell’arte transalpina quali<br />

Broederlam, Malouel, Beaneveu, Jaquemart de Hesdin, i<br />

Limbourg sono il riferimento piú immediato per l’artista<br />

torinese, che nei suoi frequenti viaggi deve aver visto anche<br />

le opere di Jean de Prindalle a Ginevra, di Jean de<br />

Liège nella Sainte Chapelle del castello di Chambery e, a<br />

Thonon, di quel «Ma<strong>it</strong>re Boso» che lavorerà poi a Bourges.<br />

Unica opera firmata di Jaquerio sono gli affreschi<br />

sulla parete settentrionale del presb<strong>it</strong>erio della chiesa di<br />

Sant’Antonio di Ranverso, dove realizza a piú riprese<br />

(1412-15) anche quelli della parete meridionale, della sacrestia<br />

e di due cappelle. Si tratta della piú alta espressione<br />

del gotico internazionale piemontese, in cui gli eleganti<br />

linearismi e la ricercatezza della gamma cromatica, la tenera<br />

dolcezza della Madonna col Bambino si fondono a<br />

toni aggressivi, quasi violenti, a una selvaggia deformazione<br />

caricaturale, ben evidente nei ghigni dei personaggi<br />

della Sal<strong>it</strong>a al Calvario. A questi affreschi vanno aggiunte<br />

le due tavole con San Pietro liberato dal carcere e San Pietro<br />

salvato dalle acque (1410-1415), già nell’abbazia della Novalesa<br />

e ora al mc di Torino. Il linguaggio jaqueriano<br />

trova vasta e tempestiva diffusione, grazie anche all’ampiezza<br />

di raggio del lavoro della bottega, attiva in San<br />

Pietro a Pianezza, in Saint Gervais a Ginevra, nel castello<br />

di Fenis in Valle d’Aosta. Una precoce ricezione si verifica<br />

negli affreschi in San Giovanni ai Campi di Piobesi<br />

(1414: Torino, Galleria Sabauda) di Giovanni Beltrami.<br />

Altro episodio di grande rilievo, influenzato invece solo<br />

parzialmente dagli stilemi jaqueriani, è quello degli affreschi<br />

della sala baronale del castello della Manta presso Saluzzo,<br />

1420 ca. (Prodi ed Eroine, Fontana di Giovinezza),<br />

riconducibili comunque a un’influenza francese. L’intens<strong>it</strong>à<br />

dei rapporti del P con le aree transalpine emerge con<br />

chiarezza dai documenti che menzionano gli artisti stranieri<br />

attivi per i Savoia: oltre ai già c<strong>it</strong>ati Prindalle e de<br />

Liege, Klaus de Werwe, nonché Jean Bapteur e Peronet<br />

Lamy, che eseguono le miniature dell’Apocalisse per Amedeo<br />

VIII (Museo dell’Escorial) tra 1428 e 1435. È discussa<br />

tra questi ultimi due l’attribuzione della Crocifissione<br />

del mc di Torino. Dall’esempio di Jaquerio muove anche<br />

Guglielmetto Fantini, che giungerà ad es<strong>it</strong>i del tutto ori-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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