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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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des Réal<strong>it</strong>és nouvelles e nel 1964 entra a far parte del com<strong>it</strong>ato,<br />

dirigendo la sezione arte concreta. La sua p<strong>it</strong>tura,<br />

rimasta per lungo tempo figurativa, si è sempre caratterizzata<br />

per un disegno preciso e una tendenza alla semplificazione<br />

delle forme e dei colori. Dal 1953 riconduce le<br />

sue figure a uno schematismo astratto, collocandole in<br />

uno spazio convenzionale determinato da schermi e paraventi,<br />

le cui verticali presto divengono dominanti (La Famille<br />

Gadderis, 1951). Attorno al 1951 abbandona ogni<br />

idea di figurazione accettando le regole rigorose<br />

dell’astrattismo e trova, precisamente nella ripetizione<br />

cadenzata della verticale, uno dei principî fondamentali<br />

delle sue composizioni arch<strong>it</strong>ettoniche. Tuttavia<br />

quest’opera, di un austero classicismo, riflette una profonda<br />

sensibil<strong>it</strong>à. Un nuovo grado di evidenza viene attinto<br />

conferendo alla p<strong>it</strong>tura, mediante effetti ottici derivanti<br />

da un ambiente «chiuso» da lui concep<strong>it</strong>o e realizzato,<br />

una dimensione spaziale infin<strong>it</strong>a, che coinvolge lo spettatore<br />

che vi si trova immerso. Tale «ambiente» è stato presentato<br />

per la prima volta a Parigi al mnam nel 1967, poi<br />

al Museo di Anversa e quindi alla Biennale di Venezia nel<br />

1968. L’opera di P è stata oggetto nel 1966 di una grande<br />

retrospettiva al Museo di Bruges. (et).<br />

Péladan, Joséphin, detto le sâr<br />

(Lione 1858 - Parigi 1918). Figlio d’un giornalista di<br />

Lione e fratello del dottor Adrien P, fu esteta raffinato e<br />

festoso; scrisse romanzi, lavori teatrali, trattati di filosofia,<br />

di mistica e di scienze occulte. Dopo un viaggio in<br />

Italia (1881-82) s’interessò d’arte e stese numerosi saggi,<br />

spesso tendenziosi ma sempre intelligenti, che pubblicò<br />

col t<strong>it</strong>olo La Décadence esthétique (1881-92). In particolare<br />

studiò l’umanesimo e il rinascimento <strong>it</strong>aliano,<br />

analizzando l’opera di Leonardo (1907), oltre che quella<br />

di Rembrandt. Per quattordici anni redasse resoconti dei<br />

salons artistici per «l’Artiste» (1881-95), beffandosi degli<br />

impressionisti e accanendosi contro Manet e Courbet.<br />

Incontrò nel 1883 Barbey d’Aurevilly, il cui spir<strong>it</strong>o lo affascinò;<br />

ma la sua principale rivelazione fu, nel 1888, la<br />

scoperta di Bayreuth, del Parsifal e del wagnerismo.<br />

Dopo un tentativo di stringere amicizia col mago Stanislas<br />

de Gua<strong>it</strong>a, nel 1891 fondò una società dissidente,<br />

l’ordine della Rosa-Croce cattolica, del Tempio e del<br />

Graal, di cui divenne gran maestro e «sâr»; e nel 1892<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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