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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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unisce alla ricerca di un’espressione incisiva. Ucciso nel<br />

1914 sul campo di battaglia della Galizia, P ha lasciato<br />

un’opera collocabile al lim<strong>it</strong>e dell’espressionismo. (ivj).<br />

Prud’hon, Pierre-Paul<br />

(Cluny 1758 - Parigi 1823). Formatosi a Digione nei<br />

primi anni Settanta del Settecento nell’atelier di Devosge,<br />

del quale riprese in alcuni bozzetti giovanili gli studi da<br />

Bouchardon e da Greuze, P si trasferí una prima volta a<br />

Parigi nel 1780, anche grazie alla protezione del barone di<br />

Joursanvault. A Parigi, dove restò per tre anni, conobbe<br />

Wille e Pierre; nel 1784 vinse il primo premio degli Stati<br />

di Borgogna che gli consentì il trasferimento a Roma per<br />

un soggiorno che sarà importante nella sua formazione. A<br />

Roma studia i marmi antichi, i cui modelli rielaborerà per<br />

tutto il corso della sua carriera, e i p<strong>it</strong>tori del xvi e del<br />

xvii secolo: tra il 1786 e l’87 esegue una variante del soff<strong>it</strong>to<br />

di Palazzo Barberini di Pietro da Cortona (oggi a Digione,<br />

mba) già improntata a un uso dello «sfumato» derivato<br />

dagli studi su Leonardo e su Correggio che resterà<br />

una costante delle sue opere – il secondo in particolare<br />

verrà sempre c<strong>it</strong>ato dalla cr<strong>it</strong>ica come modello decisivo<br />

per P. Tornato in Francia dipinse alcuni quadriche mostrano<br />

la sua adesione agli ideali rivoluzionari (Saint-Just,<br />

1793: Lione, mba) prediligendo presto soggetti allegorici,<br />

come La Saggezza e la Ver<strong>it</strong>à scendono sulla terra (1799: Parigi,<br />

Louvre) o il celebre dipinto La Giustizia e la Vendetta<br />

divina persegu<strong>it</strong>ano il crimine, del 1808, già destinato al<br />

Palazzo di Giustizia, oggi al Louvre. Partecipò all’iconografia<br />

celebrativa dell’Impero con diversi r<strong>it</strong>ratti come<br />

quello dell’Imperatrice Giuseppina (1805: Parigi, Louvre)<br />

trovando nell’attiv<strong>it</strong>à di r<strong>it</strong>rattista un successo destinato a<br />

protrarsi anche dopo la restaurazione.<br />

P ebbe una posizione piuttosto distaccata rispetto al gruppo<br />

dei piú stretti seguaci di David, pur partecipando di<br />

quella cultura figurativa caratterizzata da istanze «neoclassiche»<br />

e spinte di gusto «romantico» che dominava la<br />

Francia di quegli anni. P vi aderì rielaborando modelli<br />

scultorei antichi e spunti cinquecenteschi in una p<strong>it</strong>tura<br />

spesso addolc<strong>it</strong>a nelle forme e nella resa di un’atmosfera<br />

«correggesca» nella quale i moduli della statuaria classica,<br />

rivis<strong>it</strong>ati sul vero, vengono rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i con una sensual<strong>it</strong>à<br />

«moderna». Nei c<strong>it</strong>ati dipinti allegorici esegu<strong>it</strong>i a cavallo<br />

del secolo adotta invece i forti contrasti di luce e ombra,<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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