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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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cuc<strong>it</strong>e insieme, tecnica che lo porterà a frequentare il collage;<br />

del 1968 sono i primi disegni e p<strong>it</strong>ture murali. Nel<br />

1974 si trasferisce per due anni a New York, per tornare<br />

nuovamente a Düsseldorf nel ’76. La sua prima personale<br />

è del 1966 (Monaco, Gall. Friedrich). Ha partecipato a<br />

Prospekt ’68 (Düsseldorf, kh), a Documenta 5 (Kassel<br />

1972), alla Biennale di San Paolo (1975) e alla Biennale di<br />

Venezia (1976). Sue opere sono presenti nelle collezioni<br />

di numerosi musei tra cui Colonia (Museo Ludwig), New<br />

York (Dia Art Foundation), Kassel (Neue Galerie). (mal).<br />

Palestrina<br />

L’antica Praeneste nel Lazio, 40 km a sud-est di Roma,<br />

possiede nel suo museo (già Palazzo Barberini) il piú grande<br />

mosaico ellenistico che ci sia pervenuto, insieme con<br />

quello pompeiano della Battaglia di Alessandro, raffigurante<br />

con estrema precisione e notevole ricchezza cromatica<br />

un paesaggio egizio durante l’inondazione del Nilo. Il<br />

mosaico (5,85 x 4,31 m) pavimentava in origine l’abside<br />

dell’Aula che fiancheggia la Basilica, sul lato nord del<br />

Foro, identificabile probabilmente con il santuario di<br />

Iside. Scoperto agli inizi del Seicento, fu staccato a pezzi<br />

(uno è a Berlino), parzialmente rifatto e ricomposto senza<br />

tener conto della giac<strong>it</strong>ura originaria dei frammenti. Un<br />

nuovo restauro, realizzato dopo la seconda guerra mondiale,<br />

ha permesso di individuare le porzioni rifatte, mentre,<br />

sulla base di alcuni disegni della collezione Dal Pozzo<br />

(a Windsor Castle), precedenti ai restauri seicenteschi, è<br />

stato possibile risalire alla collocazione originaria delle<br />

varie sezioni e ricostruire cosí la forma del mosaico, assai<br />

diversa dall’attuale e piú rispondente a quella dell’abside<br />

che esso pavimentava. Concep<strong>it</strong>o come una sorta di carta<br />

prospettica dell’Eg<strong>it</strong>to inondato dal Nilo, il mosaico presenta<br />

in basso la raffigurazione di una grande c<strong>it</strong>tà, probabilmente<br />

Alessandria, con il Palazzo dei Tolomei, il<br />

porto affollato di navi e un tempio in cui si celebra un<br />

r<strong>it</strong>o sacro. Dopo una festa sull’acqua e una scena di caccia<br />

all’ippopotamo, procedendo verso l’alto si incontra la raffigurazione<br />

di un nilometro (forse quello di Elefantina) e<br />

di numerosi edifici monumentali. Conclude il mosaico il<br />

paesaggio roccioso dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, al confine con l’Etiopia,<br />

popolato di fiere di ogni genere che gruppi di cacciatori<br />

negri si accingono ad affrontare. Per lo stile e per alcuni<br />

dettagli tecnici (come mostra il confronto con la fa-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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