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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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tarde cambia tendenza, forse per il continuo contatto con<br />

l’ambiente tardobizantino locale, esprimendosi in un linguaggio<br />

contaminato fortemente di bizantinismi antichi e<br />

recenti (a Ruvo, Madonna col Bambino e santi nel Carmine;<br />

a Barletta, Madonna col Bambino in trono in Sant’Andrea<br />

e probabile copia della Madonna di Costantinopoli del<br />

Museo diocesano di Bari in San Giacomo). Nei primi decenni<br />

del Cinquecento infatti a Otranto e in altri paesi<br />

costieri trovano rifugio e lavorano p<strong>it</strong>tori cretesi, quali i<br />

fratelli Angelo e Donato Bizamano. Questi, insieme al<br />

conterraneo Scupula, aprono il fenomeno del neobizantinismo<br />

pugliese. Di Donato è la Madonna coi santi Francesco<br />

e Caterina (1539: Bari, Pinacoteca), ad Angelo è attribu<strong>it</strong>a<br />

la Madonna col Bambino (Bisceglie, San Matteo).<br />

Colta e raffinata è invece la produzione p<strong>it</strong>torica dei cretesi<br />

Rico da Candia e Michele Damasceno. Del celebre<br />

madonnaro della scuola cretese, Rico, arrivano in P icone<br />

di rigida tradizione: in San Nicola a Bari e Ognissanti a<br />

Trani. Di Michele Damasceno, iconografo greco-veneto<br />

attivo sulla laguna, giungono invece in P, nella seconda<br />

metà del Cinquecento, due icone chiaramente veneteggianti:<br />

la Madonna del Rosario in San Benedetto a Conversano,<br />

firmata, e attribu<strong>it</strong>a la Madonna del Rosario di<br />

Santa Maria dei Martiri a Molfetta del 1574. Al di là di<br />

queste figure emergenti, il fenomeno è di vaste proporzioni,<br />

dato il notevole numero di tavole sparse per la regione,<br />

alcune delle quali inser<strong>it</strong>e in vere e proprie iconostasi<br />

ora smembrate in San Nicola dei Greci a Lecce e in Santa<br />

Maria degli Angeli a Barletta. Continua contemporaneamente<br />

ad opera di una comm<strong>it</strong>tenza piú aggiornata per<br />

tutto il Cinquecento il fenomeno (già cominciato nella<br />

seconda metà del secolo precedente) delle importazioni di<br />

opere venete, a cui si aggiungerà, dopo la metà del Cinquecento<br />

quello delle immissioni di opere napoletane di<br />

accezione manieristica, richieste da chiese e ordini riformati.<br />

Tra i primi sono da ricordare i dipinti di Francesco<br />

Vecellio a Monopoli, del Savoldo a Terlizzi, del Santacroce<br />

a Castellaneta (1531), del Bordone a Bari, del Lotto a<br />

Giovinazzo (1542), del Pordenone a Terlizzi e Gallipoli,<br />

del Veronese a Ostuni, di Cadetto Caliari a Bari e a<br />

Lecce, di Domenico Tintoretto a Bari (1595), e, infine, di<br />

Leandro Bassano (un San Giovanni Battista in gloria a Monopoli,<br />

databile all’ultimo decennio del secolo). In questo<br />

panorama emerge, nella seconda metà del secolo, la figura<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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