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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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simile si riscontra anche nelle numerose opere, per lo piú<br />

anonime, risalenti ai decenni centrali del sec. xiii; tra le<br />

altre segnaliamo il dossale con san Francesco e sue Storie,<br />

proveniente da San Francesco e ora al Museo di San Matteo,<br />

assai vicino ai modi di Giunta.<br />

Il fiorentino Cimabue, la cui formazione risale, tram<strong>it</strong>e<br />

Coppo di Marcovaldo e maestri consimili, al magistero di<br />

Giunta, muore a P nel 1301, mentre sta curando l’esecuzione<br />

del San Giovanni Evangelista a mosaico per il catino<br />

dell’abside principale del Duomo; ma un suo anteriore<br />

soggiorno pisano è testimoniato dalla grande pala con la<br />

Madonna in Maestà, un tempo in San Francesco e ora al<br />

Louvre di Parigi. Dimostra una cultura strettamente affine<br />

a quella di Cimabue un anonimo maestro di rilevante<br />

personal<strong>it</strong>à, il Maestro di San Martino, che ha lasciato in<br />

P parecchie opere, tra cui la Madonna in Maestà tra storie<br />

della sua v<strong>it</strong>a, già in San Martino e ora nel Museo di San<br />

Matteo. Dimostra una salda cultura grecizzante anche il<br />

p<strong>it</strong>tore Francesco, probabilmente pisano, che esegue il<br />

Dio Padre in Maestà nel catino dell’abside del Duomo<br />

(1300), di cui è stata ipotizzata una precedente e brillante<br />

carriera a Firenze, dove sono riconoscibili suoi interventi<br />

nel Battistero, nel Duomo e in San Miniato al Monte.<br />

Giotto, intorno al 1300, esegue per P la grande pala col<br />

San Francesco che riceve le stimmate, già in San Francesco<br />

e ora al Louvre di Parigi. Il p<strong>it</strong>tore lucchese Deodato Orlandi,<br />

in bilico tra le proposte cimabuesesche e quelle<br />

giottesche, lavora parecchio a P, dove tra l’altro, forse in<br />

occasione del giubileo del 1300, lascia un amplissimo ciclo<br />

a fresco di Storie di san Pietro a San Piero a Grado. Egli<br />

tuttavia non è insensibile ai modi stilistici di un gruppo di<br />

altri artisti, attivi in quegli anni a P: il discusso Maestro<br />

della Bibbia di Baltimora, cui si deve un corale per San<br />

Nicola, ora al Museo di San Matteo, il senese Memmo di<br />

Filippuccio, che decora alcuni corali per San Francesco,<br />

ora anch’essi al Museo di San Matteo, e il Maestro di San<br />

Torpè; sotto questo nome convenzionale si cela un maestro<br />

(o forse anche piú d’uno) che opera in P tra gli ultimissimi<br />

anni del Duecento e gli anni Trenta del Trecento,<br />

con una copiosa produzione, tra cui spicca la Madonna a<br />

fresco sull’arco trionfale del Duomo.<br />

Assai importante per i destini della p<strong>it</strong>tura pisana è anche<br />

un soggiorno di Simone Martini e Lippo Memmi. Il primo<br />

esegue il monumentale pol<strong>it</strong>tico per Santa Caterina (ora al<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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