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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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Lanzo nel convento dei Cappuccini la tela con le Stigmate<br />

di san Francesco di Carlo Saraceni. Il Vermiglio di r<strong>it</strong>orno<br />

da Roma lavorerà quasi esclusivamente in terr<strong>it</strong>orio milanese<br />

muovendosi tra Alessandria, Tortona e Novara. Tanzio<br />

sarà attivo con i fratelli nella Valsesia in diretto rapporto<br />

con la cultura tardo manierista lombarda di estremo<br />

rigore religioso (lavorano per il Sacro Monte di Varallo<br />

Giovanni Battista Crespi detto il Cerano e Pier Francesco<br />

Mazzuchelli detto il Morazzone). Nicolò Musso lascerà le<br />

piú aderenti opere caravaggesche a Casale Monferrato<br />

(Madonna del Rosario, 1618: chiesa di San Domenico), il<br />

Molineri dopo una breve sosta nel cantiere di Palazzo Ducale<br />

porterà il suo linguaggio decorativo semplice e toccante<br />

a Savigliano (affreschi della chiesa di San Pietro,<br />

1621, pala per Santa Maria della Pieve). La provincia di<br />

Cuneo acquista un’ulteriore rilevanza negli anni centrali<br />

del Seicento; una nuova ondata di caravaggismo avvolge<br />

negli anni ’30 Savigliano: una linea continua unisce il Molineri<br />

impegnato intorno al 1637 nella decorazione del Palazzo<br />

Taffini d’Acceglio, all’arch<strong>it</strong>etto e incisore fossanese<br />

Giovenale Boetto e al fiammingo Giovanni Claret.<br />

Quest’ultimo, dopo le tele commessegli dagli Agostiniani<br />

di Carignano insieme al p<strong>it</strong>tore Francesco Pistone, fu<br />

impegnato fra l’altro nella parrocchiale di Mondovì Carassone,<br />

nella decorazione del coro della Cattedrale di Fossano<br />

(tele con scene della V<strong>it</strong>a e Miracoli di san Giovenale<br />

nella sagrestia della Cattedrale) e negli affreschi della Certosa<br />

di Chiusa Pesio dove agli inizi del Seicento Antonio<br />

Parentani aveva dipinto la volta del presb<strong>it</strong>erio. A corte il<br />

rapporto privilegiato del cardinal Maurizio con Roma,<br />

dove aveva fondato l’Accademia dei Desiosi grav<strong>it</strong>ante<br />

intorno al clan dei Barberini, segna la fortuna del classicismo<br />

bolognese. Le richieste del cardinale si rivolgono<br />

verso opere di Reni, Domenichino, Sementi, Guercino,<br />

Albani (Quattro elementi: Torino, Galleria Sabauda), mentre<br />

quasi inesistenti sono gli aggiornamenti barocchi. Sulla<br />

scia del gusto di Carlo Emanuele I, rivolto in particolar<br />

modo verso la p<strong>it</strong>tura veneta (quadri di Veronese, Bassano,<br />

Palma il Giovane) e lombarda (Morazzone, Allegoria<br />

della provincia di Susa, 1618-23: ivi), continua con V<strong>it</strong>torio<br />

Amedeo I (duca dal 1630 al 1637) lo stretto rapporto<br />

con la cultura borrominiana, che si rafforza con l’arrivo a<br />

Torino di Francesco Cairo nominato p<strong>it</strong>tore di corte nel<br />

1633 (Cristo nell’orto, Morte di Lucrezia, Erodiade: ivi). Il<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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