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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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li delle loro opere. Essi introducono un cambiamento consistente<br />

a P, sia generale, nel gusto severo dipendente<br />

dalla cultura fiorentina del secolo precedente, sia particolare,<br />

contribuendo anche a rinnovare molti degli altari di<br />

numerose chiese c<strong>it</strong>tadine. Un altro fenomeno determinante<br />

è l’attiv<strong>it</strong>à di frescanti dei fratelli Giuseppe e Francesco<br />

Melani, pisani, ma di formazione bolognese e romana,<br />

che realizzarono opere di alta retorica barocca<br />

dall’ard<strong>it</strong>a concezione quadraturista, come il Trionfo di<br />

san Matteo (1707-20), nella volta della chiesa omonima<br />

dove intorno agli anni ’30 vengono collocate quattro grandi<br />

tele con Episodi della v<strong>it</strong>a di san Matteo provenienti da<br />

Roma (Benefial, Zoboli, Conca e Trevisani), e come la decorazione<br />

della cappella del Palazzo arcivescovile (1744) e<br />

di altre chiese e palazzi c<strong>it</strong>tadini. Un terzo infine è l’attiv<strong>it</strong>à<br />

prolifica, nella seconda metà del secolo, del pisano<br />

Giovan Battista Tempesti e di Mattia Tarocchi suo quadraturista.<br />

La loro collaborazione ristruttura con affreschi<br />

dal tono aereo, leggiadro e cortese gli interni delle chiese,<br />

ma soprattutto dei palazzi e delle ville che nella c<strong>it</strong>tà e nel<br />

contado, ormai legati dopo la fine della dinastia medicea<br />

ai fasti della casa granducale lorenese, si rinnovano per<br />

far fronte al prestigio delle aristocratiche frequentazioni<br />

che la corte vi attira. Aggiornato sulle nov<strong>it</strong>à disegnative<br />

e cromatiche francesi, anche se non risente della presenza<br />

a P del Desmarais attivo per i Roncioni, egli seppe portare<br />

nella p<strong>it</strong>tura da cavalietto e nell’affresco i temi delle allegorie<br />

arcadiche e dei giochi rococò.<br />

I secoli XIX e XX Nell’Ottocento la p<strong>it</strong>tura subí un grave<br />

impoverimento, cui non seppe porre freno neppure l’Accademia<br />

di belle arti, fondata da Carlo Lasinio (1812).<br />

L’ist<strong>it</strong>uto conobbe infatti un ruolo solo nella formazione<br />

di incisori all’acquaforte – di cui il Lasinio fu un riconosciuto<br />

maestro – che divulgheranno l’immagine di P in<br />

stampe a commento di libri e di guide. La dispersione di<br />

una tradizione locale spiega l’affidamento delle principali<br />

imprese ad artisti non pisani: è il caso del completamento<br />

dei «quadroni» per il Duomo, a cui furono chiamati da<br />

Firenze Pietro Benvenuti (1802) e Giuseppe Bezzuoli<br />

(1847), cosí come quello del concorso band<strong>it</strong>o a metà secolo<br />

per gli affreschi della cupola del Battistero (mai realizzati),<br />

vinto dal lucchese Michele Ridolfi. Nel frattempo<br />

il milanese Sabatelli aveva forn<strong>it</strong>o una comp<strong>it</strong>a versione<br />

dei Miracoli di santa filomena per la chiesa di San France-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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