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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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negro di donna sono dunque pezzi anatomici a scala scenica;<br />

dipinti a smalto su tela centinata, si protendono, insofferenti<br />

alla parete, nello spazio, memori dei Gobbi di<br />

Burri e delle Superfici a rilievo di Castellani. La loro rivis<strong>it</strong>azione<br />

di m<strong>it</strong>i arcaici con spir<strong>it</strong>o nello stesso tempo ludico<br />

ed evocativo li distanziano, a detta di Vivaldi, dai «fumettoni<br />

brutali» della coeva tendenza Pop. «Per ‘gioco’<br />

io non intendo qualcosa di frivolo ma piuttosto l’attiv<strong>it</strong>à<br />

normale dell’uomo. Se si riesce a vivere come si vuole –<br />

come i bambini che sono felici quando vanno a scuola –<br />

allora si sta giocando». Ed è proprio ai giochi dell’infanzia<br />

a Polignano, a quei giocattoli costru<strong>it</strong>i con oggetti trovati<br />

che si riconduce la serie delle Armi presentate nel ’66<br />

alla Galleria Sperone di Torino. I cannoni, le m<strong>it</strong>ragliatrici,<br />

i missili e le bombe a mano simulano quelli<br />

veri grazie alla vernice verde di copertura che riconduce<br />

ad un<strong>it</strong>à l’assemblaggio di frammenti disparati. «Sostanzialmente<br />

tutti i miei oggetti sono rivolti all’esterno, mai<br />

all’interno. Questo vale anche per i cannoni, l’importante<br />

per me è che sembrino cannoni», conferma, a ribadire<br />

proprio lo scarto, come nella finzione scenica, tra realtà e<br />

rappresentazione. E questo vale anche per le successive<br />

«finte sculture» osp<strong>it</strong>ate, mutuando ancora la prassi teatrale,<br />

in due atti alla Galleria L’Attico di Roma.<br />

I primi ad entrare in scena sono i Dinosauri, I Quattro trofei<br />

di caccia, Il Serpente e Il Grande Rettile: sculture mutile,<br />

caduche ed anticelebrative, come testimonia proprio la<br />

loro decap<strong>it</strong>azione. Diversi ma uniformati dal biancore<br />

della tela che avvolge le centine, gli ab<strong>it</strong>anti di questo zoo<br />

immaginario invadono prepotentemente lo spazio, sbucando<br />

dalle pareti o giacendo al suolo come reperti. Nel secondo<br />

atto della mostra, insieme a La Scogliera, La Barca e<br />

Due Balene, appare il Mare, le cui onde, fluide come quelle<br />

reali, sono però immobili, raggelate nel bianco, aggregabili<br />

all’infin<strong>it</strong>o. Se queste opere rievocano uno stato naturale<br />

e irrimediabilmente perduto, esse sono potentemente<br />

ancorate al presente, allo spazio ove appaiono come pure<br />

ai procedimenti industriali in serie o alle poetiche, come<br />

la minimalista, fondate su principî di aggregazione e<br />

ripetizione. Il ’67 è un anno cruciale, scand<strong>it</strong>o da esposizioni<br />

decisive che annoverano tutte la presenza inquietante<br />

e sobillatrice di P. A L’Attico, per Fuoco immagine<br />

acqua terra, espone «Elementi della natura» come Pozzanghere,<br />

1 metro cubo e 2 metri cubi di terra, il Mare. Que-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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