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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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BRIXIA SACRA<br />

rale di terraferma, Giovanni Cornaro, incaricato dalla Serenissima appositamente<br />

per questa missione straordinaria. Al bando si aggiungeva una<br />

taglia di 1000 ducati a chi avesse catturato il delinquente vivo o morto, la<br />

confisca dei beni di questi e del fratello Cristoforo e la totale chiusura della<br />

sua casa, facendola murare 3 .<br />

Il Bertazzolo si era eclissato, ma il suo nome compariva ogni volta che<br />

accadeva qualche nuovo crimine. Così infatti rivela la lettera del provveditore<br />

Paolo Loredan. Il consiglio dei Dieci il 17 febbraio 1580 aveva inviato<br />

a questi una lettera dagli accenti duri, chiedendogli spiegazione su una serie<br />

di delitti commessi in zona in quegli anni. Il supremo consiglio veneto era<br />

stato allertato da una missiva di certo Antonio Pillotti, fatto oggetto di<br />

archibugiate da ignoti, il quale esprimeva le sue gravi lamentele su tali fatti<br />

criminosi, allegandone l’elenco, i cui colpevoli non erano stati trovati. Tra<br />

gli altri motivi delle doglianze del mittente vi era anche la «terminazione»<br />

del provveditore Loredan, del 21 gennaio 1580 di far «dismurar» la casa di<br />

Maddalena, vedova di Marino Bertazzolo, genitori del bandito. Il mittente<br />

Pillotti accusava il provveditore di inerzia e di indulgenza verso i delinquenti.<br />

Questi fu costretto a difendersi e, di propria mano, scrisse al consiglio<br />

dei Dieci il 4 marzo 1580, pas<strong>san</strong>do in rassegna caso per caso 4 . La<br />

3<br />

G. DI GIOVINE, Provveditori e banditi nella «Magnifica Patria», Salò 1980, pp. 51-57.<br />

4<br />

Si trattava di una ventina di omicidi, di alcuni ferimenti da archibugio e di estorsioni. Le<br />

argometazioni del provveditore sono varie: i crimini erano avvenuti durante i «reggimenti»<br />

dei suoi predecessori, dal 1576, Giacomo Gritti e Ottaviano Valier; inoltre erano stati commessi<br />

in luoghi non di sua giurisdizione, ma nel territorio bresciano della Val Sabbia, Anfo,<br />

Lavino, Gavardo, Bagolino e ai confini tra Verona e Mantova. Di altri delitti, avvenuti a<br />

Maderno, il Loredan precisava di non aver ricevuto alcuna denuncia. Quanto al Bertazzolo<br />

egli affermava: «Sotto questo mio regimento non si hanno sentito banditi di sorte alcuna, né<br />

dependenti da esso Bertazolo ch’abbino morto, né assassinato alcuno in questa Riviera. Et si<br />

è occorso qualche caso di malla qualità non ho veduto né conosciuto, per li processi formati,<br />

che vengi ò sia proceduto da quella <strong>parte</strong> over dependentia. Mancho ho sentito alcun subdito<br />

à questa Riviera dolersi d’opresione, et ch’abbi convenuto contribuir o tributar danari o<br />

facoltà sua contra sua voglia a questi». Il provveditore faceva presente al consiglio dei Dieci<br />

che la propria corte era insufficiente ed occorreva un maggior numero di officiali, per una<br />

vigilanza più assidua. D’altra <strong>parte</strong> non gli era mai stato chiesto di inviare la sua corte a catturare<br />

banditi; ciò che egli avrebbe fatto immediatamante, essendo suo «principal fine estirpar<br />

li cativi». Per questa generale tranquillità, giuridicamente ineccepibile, sia perché i delitti<br />

erano avvenuti prima del suo governo, sia perché nessuno aveva sporto denunce, il provveditore<br />

aveva fatto dismurare la casa (in Salò, contrada Trabucchi) della madre del bandito, su<br />

XXII

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