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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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INTRODUZIONE<br />

A Salò i numerosi cappellani degli altari formavano il capitolo dei cappellani<br />

residenti, o residenza: recitavano ogni giorno in coro le ore canoniche<br />

e nei giorni di festa di precetto o secondo consuetudine e cantavano la<br />

messa conventuale e i vespri e talvolta le altre ore 19 . La visita afferma che il<br />

capitolo, di cui non consta l’erezione, è costituito da tutti i cappellani titolari<br />

e mercenari residenti di detta chiesa. Per un legato costituito da Caterina<br />

Bergamini, dal 1525, il capitolo percepisce lire 20 planete di reddito<br />

annuo, con l’onere di tre messe all’altare di S. Gerolamo e di celebrazione di<br />

divini offici. Un altro legato, del prete Giovanni Gobbi, del 1559, stabilisce<br />

la messa quotidiana all’altare di S. Antonio di Padova, istituendo erede il<br />

capitolo dei sacerdoti residenti. Complessivamente il reddito annuo del<br />

capitolo, proveniente da questi e altri legati è di lire 250, che vengono distribuite<br />

proporzionalmente tra l’arciprete, i cappellani residenti e i <strong>parte</strong>cipanti<br />

ai divini uffici. Il capitolo ha alcune costituzioni chiamate «capitoli», delle<br />

quali non consta l’approvazione: esse stabiliscono, in primo luogo, che il<br />

capitolo sia retto dall’arciprete, con facoltà, tra l’altro, di obbligare, sotto<br />

pene previste, gli inadempienti a congregarsi ogni volta che sia necessario;<br />

inoltre, che ogni anno vengano nominati un sindaco, col compito di curare<br />

l’osservanza delle regole, dietro compenso annuo di lire 3 planete, un mas-<br />

19<br />

Da testimonianze dell’Archivio comunale, a Salò è documentata dal Trecento, l’attività<br />

di un organo collegiale del clero, formato dall’arciprete e dal capitolo, che teneva riunioni<br />

periodiche, regolarmente verbalizzate (Comune di Salò. Archivio d’antico regime.<br />

1431-1805. Inventario, Milano 1997, I, n. 161, p. 114). Dall’inizio del Quattrocento compare,<br />

da altra fonte, l’attività di questa assemblea con il nome di «residenza» (registri della<br />

residenza risalenti a quest’epoca sono conservati in Archivio di Stato Brescia, Fondo di religione).<br />

In questa antica documentazione i termini «capitolo» e «residenza» indicano lo stessa<br />

istituzione. Se l’inizio di questo congoverno ecclesiastico si perde nei tempi del medioevo,<br />

i documenti mostrano che esso, più o meno floridamente, a Salò proseguì nei secoli successivi.<br />

Non così tuttavia ritiene il Guerrini, citando l’affermazione dell’arciprete Giovanni,<br />

di Cecina, in un processo in cui sono chiamati in causa lo stesso arciprete e i rappresentanti<br />

della chiesa di S. Nicola di Gardone, l’11 ottobre 1408. Il primo dichiara: «se esse totum<br />

capitulum dictae plebis et canonicorum ecclesiae et confratrum dictae plebis»; il Guerrini<br />

interpreta l’affermazione come la testimonianza della decadenza del capitolo, ridotto al solo<br />

arciprete (P. GUERRINI, La pieve di Salò e la serie cronologica dei suoi arcipreti, in Pagine sparse,<br />

XVI, Brescia 1986, p. 508). Ma qualche riga sotto, nello stesso processo, si ordina che i<br />

beneficiati di Gardone sono obbligati a <strong>parte</strong>cipare ai divini uffici della pieve di Salò «insieme<br />

con il reverendo arciprete, et canonici et confratelli di detta pieve» (AARS, n. 5, c. 61 e<br />

n. 161, c. 2).<br />

LVII

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