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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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INTRODUZIONE<br />

Gli sviluppi della visita a Salò<br />

Mentre si pensava ad ottenere la collegiazione della parrocchia, sorse l’idea<br />

nelle autorità locali, di osare oltre, di elevare Salò a sede episcopale, facendone<br />

richiesta al Borromeo, considerati anche i buoni auspici del cappuccino<br />

padre Mattia Bellintani e del vescovo Giacomo Roveglio 41 . Il titolo<br />

ecclesiastico di eccellenza, oltre ad innalzare Salò al rango di città con sede<br />

episcopale, garantiva anche prestigio politico. A questo aspetto onorifico<br />

accennano più volte i documenti sulla vicenda. Gli eletti al culto se ne<br />

occuparono con una deliberazione il 6 giugno 1584, di cui possediamo solo<br />

il titolo del contenuto: «Quod terra Salodij erigatur in Episcopatum a c.<br />

15/16» 42 . Il cardinal Borromeo non si mostrò per nulla contrario al disegno.<br />

Anzi, il 13 giugno 1584, scriveva allo Speciano in questi termini:<br />

«I Salodiani fanno istanza all’oggetto che la loro città sia insignita con la nuova<br />

dignità di vescovo, come potrete raccogliere dal libello di supplica che vi spedisco.<br />

A me sembra che la loro dimanda non sia del tutto intempestiva se attentamente<br />

si voglia dare un’occhiata alla grande ampiezza della Diocesi Bresciana<br />

e a tutte le altre inerenti osservazioni. I Salodiani s’addos<strong>san</strong>o tutti i pesi aderenti,<br />

ed essi s’impegnano di stabilire del loro proprio un reddito pel collegio<br />

dei canonici, e per tutte le altre spese necessarie. Sono certo di non vedere rinnovarsi<br />

il cattivo esempio dei Cremaschi, cioè che il nuovo vescovo si distacchi<br />

da questa provincia e metropolitana, perché il popolo salodiano è assai ossequioso<br />

alla mia visita, mandando ad esecuzione i miei decreti» 43 .<br />

41<br />

P. G UERRINI, Il vescovado di Salò, appendice a BETTONI, S. Carlo, pp. 211-212.<br />

42<br />

AARS, n. 653.1, c 19. Il riferimento alle carte è al registro degli eletti al culto divino,<br />

introvabile nell’Archivio comunale di Salò.<br />

43<br />

GIUSSANO, ROSSI, OLTROCCHI, De vita et rebus, col. 530; PERANCINI, Memorie storiche,<br />

p. 30. Crema, su cui avevano giurisdizione i vescovi di Cremona, Piacenza e Lodi,<br />

divenne diocesi l’11 aprile 1580. Quanto al «cattivo esempio dei Cremaschi» si tratta del<br />

passaggio dalla competenza della nuova diocesi, che era suffraganea di Milano, alla sede<br />

metropolitana di Bologna, poiché Venezia non gradiva che una provincia della terraferma<br />

fosse sottoposta a un dignitario, sia pure ecclesiastico, di uno Stato straniero, come era<br />

Milano. Infatti i vescovi cremaschi furono patrizi veneziani fino al 1800 (A. MARAZZI, Dalla<br />

distruzione del Barbarossa (1160) alla costituzione della diocesi (1580), in Diocesi di Crema,<br />

a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1993 (Storia religiosa della Lombardia,<br />

5), pp. 49-59; P. SAVOIA, Dalla prima organizzazione della nuova diocesi alla fine del<br />

dominio veneto, in Diocesi di Crema, pp. 64, 90).<br />

LXXXI

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