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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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INTRODUZIONE<br />

nominato secondo le norme canoniche; negli atti relativi alla parrocchia non<br />

doveva avere ingerenza l’abate o il capitolo; l’arciprete doveva <strong>parte</strong>cipare<br />

ugualmente coll’abate e con i canonici alle distribuzioni, come <strong>parte</strong>cipava<br />

della residenza e doveva essere sempre il primo dopo l’abate. Il Glisenti chiedeva,<br />

inoltre, che la dignità abbaziale potesse godere delle prerogative pontificali<br />

proprie, esclusa però la facoltà di promuovere agli ordini minori, anche<br />

se in altri luoghi, questa, veniva concessa, per privilegio dei sommi pontefici,<br />

persino ad autorità inferiori 63 . Le assicurazioni dell’arciprete Glisenti non<br />

furono ascoltate. I tentativi di Salò di ottenere l’erezione della collegiata e della<br />

sede episcopale, protrattisi per circa 150 anni, non sortirono alcun effetto;<br />

concorsero, tuttavia, a far ricordare come benemerita la figura di s. Carlo.<br />

Al termine della pubblicazione dei verbali e dei decreti della visita apostolica<br />

carolina a Brescia, giova riportare il giudizio che il Gius<strong>san</strong>o ne diede,<br />

accennando alla risonanza che quell’impresa ebbe in diocesi. «Il frutto<br />

che fece il cardinale in questa visita fù inestimabile, si come tali furono le<br />

sue diligenze, e fatiche. Levò molti abusi, e peccati, così nel clero, come ne’<br />

laici, et introdusse un’ottima disciplina in quella Chiesa». Il vescovo bresciano<br />

Marino Zorzi, in una lettera inviata al cardinale Federico Borromeo<br />

nella quale gli suggeriva di convocare un concilio provinciale per inviare<br />

un’ambasceria al papa con la richiesta di promuovere la canonizzazione di<br />

s. Carlo, elogiò apertamente il bene operato dal visitatore nella diocesi bresciana,<br />

portandola a maggior disciplina con ottime leggi e decreti, che lo<br />

stesso Zorzi affermava di aver tenuto come guida nel suo ministero, quasi<br />

astri luminosi e quasi colonna di fuoco, come quella che precedeva di notte<br />

il popolo di Dio in cammino nel deserto («Ego quasi sydera perlucentia<br />

adhibui, et quasi loco columnae ignis, quae israelitico populo noctu anteibat,<br />

comites habui») 64 .<br />

63<br />

Ibidem, cc. 14-23.<br />

64<br />

GIUSSANO, Vita di S. Carlo, pp. 406-407.<br />

LXXXIX

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