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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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BRIXIA SACRA<br />

Il progetto sembrava incontrare circostanze favorevoli, dal momento che il<br />

vescovo di Brescia, Giovanni Dolfin, era morto l’1 maggio 1584. Malauguratamente<br />

anche il Borromeo venne a morte proprio nello stesso anno, il 4<br />

novembre e i Salodiani persero il loro più convinto sostenitore 44 . Il disegno<br />

non fu tuttavia abbandonato. Sull’episcopato si tornò alla fine del Cinquecento,<br />

quasi in sordina, senza voler dar pubblicità all’iniziativa («per convenienti<br />

rispetti non è ancor ben per ora palesarla»), ritenuta «di grandissima<br />

honorevolezza ed utilità» per il comune 45 . Nel 1599 il consiglio comunale<br />

nominò cinque deputati, Gerolamo Mangiavino, Giacomo Socio, G.<br />

Battista Delaiolo, Andrea Rotingo, Agostino Pedracio, con l’incarico di<br />

intraprendere i passi necessari, a Roma e a Venezia, per ottenere la sede episcopale.<br />

Si intendevano utilizzare, per tal scopo, i redditi (500 ducati) di un<br />

patrimonio lasciato al comune dal conte Sebastiano Paride Lodrone per<br />

opere pie, consistente in 10.000 ducati in possessi livellari sulla Riviera.<br />

Il 1° settembre 1599 gli eletti al culto deliberarono di procedere nell’erezione<br />

del vescovato, stabilendo il beneficio del vescovo e di sei canonici, al<br />

momento, con l’aggiunta di altri sei, in futuro: al vescovo venivano assegnati<br />

1.000 scudi all’anno, dei redditi del patrimonio del Lodrone, e 20 a ciascun<br />

canonico; il Lodrone provvedeva la casa del vescovo e sosteneva tutte le spese<br />

per la creazione del vescovato, mentre il comune si addossava altre spese<br />

fino a lire 4.000 planete 46 . Si chiese consiglio al cappuccino Mattia Bellintani,<br />

del convento di S. Giovanni Evangelista di Barbarano, il quale invitò clero<br />

e religiosi a pregare per la buona riuscita dell’impresa 47 . L’arciprete Ippolito<br />

Baruzzi si mostrò consenziente e offrì al comune, a nome di persona<br />

44<br />

Secondo una lettera del prete Francesco Gianetti (o Zanetti), beneficiale della cappellania<br />

di S. Stefano, indirizzata da Salò, il 20 luglio 1584, al vescovo Giacomo Roveglio, il tentativo<br />

era andato fallito prima della morte di S. Carlo. Il Gianetti afferma: «Se la meta s’havesse<br />

ottenuta, da chi con ogni raggione si doveva, non è dubio che la nostra terra di Salò<br />

saria di già eretta in vescovato et decorata di titolo di cità, et se ne faria anco conoscer meritevole<br />

al pari di molte altre che sono in Italia et principalmente di molte che sono nel<br />

Regno, nella Calabria, nell’Istria, et nella Dalmatia, ma il Signore che ci conosce di facil levatura,<br />

et di quelli che portano volentieri il cimiero, se ben non v’hanno il capo molto proportionato,<br />

ci ha voluto mortificare sul maggior colmo delle speranze» (Brescia, Biblioteca<br />

civica Queriniana, ms. Q.VI.14, c. 13).<br />

45<br />

Comune di Salò. Archivio, I, p. 116, n. 167.<br />

46<br />

AARS, n. 167, c. 3v.<br />

47<br />

Comune di Salò. Archivio, I, p. 116, n. 167.<br />

LXXXII

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