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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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INTRODUZIONE<br />

errigere nella sua terra un vescovato, la qual cosa si come è negotio di alta<br />

consideratione et che porta seco molte conseguenze, così non è da tralasciare<br />

cosa alcuna per provedere opportunamente all’indennità di tutta<br />

questa Magnifica Patria» 59 . L’accusa dei comuni a Salò era di voler ottenere<br />

tale privilegio per acquisire il diritto di città, assoggettando così gli altri 35<br />

comuni, considerandoli come territorio. Il ricorso dei comuni ha accenti<br />

durissimi e, in certi momenti, sprezzanti verso Salò: si accusa il comune di<br />

ambizione e di superbia, si parla di manovre segrete, di pensieri «inquieti e<br />

turbidi di quelli che si fanno auttori di così perniciose novità», di volere far<br />

diventare «serve» le comunità della Riviera, ora sorelle, e di voler stravolgere<br />

l’antico e natural governo e parità con cui erano entrate a far <strong>parte</strong> della<br />

repubblica veneta nel 1426.<br />

Inoltre i comuni manifestano preferenza per l’onore e il vantaggio di<br />

ap<strong>parte</strong>nere a due vescovati «grandi e famosi per tutta Italia» come quelli di<br />

Brescia e di Verona, piuttosto che essere soggetti «e in qual si voglia modo<br />

dipendenti da un picciol vescovo della terra di Salò, della qual sola sarebbono<br />

li honori et i commodi che potessero cadere da quella picciol mensa episcopale».<br />

Si afferma anche che gli uomini di Salò avevano messo in atto questi<br />

tentativi in un momento di floridezza economica, per trarre ulteriori<br />

vantaggi: «cioè quando cresciuta la loro terra per il concorso di molte et ricche<br />

familie di essa Riviera venute ad habitarla per l’honoranza del regimento<br />

che vi risiede, et per la commodità de’ traffichi, hanno pensato che sia lor<br />

proprio quell’augmento, non avedendosi che la cittadinanza di quella patria<br />

è commune, non distinta per terre, o contrade, e che così anco devono essere<br />

i commodi che ne risultano». Fu soprattutto il consiglio di Toscolano, il<br />

25 febbraio 1620, a esprimere duramente la sua contrarietà, considerando<br />

anche che nella parrocchia di Toscolano era situato il palazzo dove il vescovo<br />

di Brescia risiedeva per qualche <strong>parte</strong> dell’anno e, in chiesa, era collocata<br />

la cattedra vescovile 60 .<br />

59<br />

AMPS, n. 79, c. 282v. La richiesta dell’episcopato dei Salodiani suscitò i motteggi a<br />

Brescia, dove non si mancò di formare qualche manifestazione mordace contro Salò [P.<br />

GUERRINI, Appendice. Alcuni decreti per Salò, «<strong>Brixia</strong> <strong>Sacra</strong>», I (1910), p. 214].<br />

60<br />

Archivio parrocchiale di Gargnano, Tit. XII, cart. 2, fasc. 1, «Scritture pertinenti all’ambascieria<br />

contra il comune di Salò sopra la pretenzione di vescovato. Per il vescovo a Salò»;<br />

GUERRINI, Il vescovado di Salò, pp. 214-215; CONFORTI, La parrocchia di Gargnano, pp. 36-<br />

37. Soprattutto il vescovo Domenico Bollani usufruì della sede residenziale di Toscolano.<br />

LXXXVII

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