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san carlo parte iniziale volume 5 valletrompia.qxd - Brixia Sacra

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BRIXIA SACRA<br />

saro o tesoriere, un puntatore, un esattore e un procuratore. La visita riporta<br />

alcuni disordini dei sacerdoti salodiani negli uffici divini: nell’ingresso in<br />

coro e nell’uscita e nelle processioni non c’è nessun ordine nel clero; in coro<br />

si ammettono chierici e laici; le messe sono celebrate senza ordine, per cui<br />

ve ne sono molte nella stessa ora e nessuna quando occorre; il cappellano e<br />

altri che sono tenuti alla residenza, all’insaputa dell’arciprete e senza licenza<br />

del vescovo, stanno assenti anche mesi; talvolta prendono doppio stipendio<br />

perché celebrano altrove e anche nella propria cappella; al sabato <strong>san</strong>to si<br />

intrattengono per conversazione in casa dell’arciprete; nelle messe dei giorni<br />

solenni i cappellani ricevono offerte, a danno del parroco.<br />

S. Carlo stabilisce alcuni decreti in merito: si costituisca in sagrestia l’archivio<br />

della residenza, in cui conservare gli atti relativi; l’arciprete e i residenti<br />

leggano ogni settimana le norme che li riguardano per la recita dei<br />

divini uffici, stabilite nei concili provinciali primo, quarto e quinto e si<br />

osservi ciò che ivi è stabilito per il prefetto del coro, il tesoriere, il maestro<br />

delle cerimonie e del coro, i puntatori; i sacerdoti, andando e stando in coro<br />

seguano l’ordine loro fissato; la messa capitolare nei giorni festivi abbia<br />

almeno il diacono e suddiacono (i primi due cappellani dell’ordine dei celebranti);<br />

si costituisca l’ebdomadario che nei giorni feriali canti messa e<br />

vespri; nelle feste più solenni spetta all’arciprete cantare la messa e i vespri e<br />

i cappellani intervengano alla messa conventuale; in sacrestia, chierici e<br />

sacerdoti mantengano il silenzio; i laici non entrino nel coro in tempo dei<br />

divini uffici; i cappellani che si allontanano dalla parrocchia, avvisino il prefetto<br />

del coro e se ciò è per più di otto giorni, avvertano il vescovo; ci sia una<br />

tabella in cui sia scritto l’ordine delle celebrazioni e il libro delle messe; si<br />

canti la messa festiva nell’ora più comoda per il popolo, con sermone; prima<br />

che il sacerdote esca per la celebrazione, il chierico accenda i ceri, ponga il<br />

vino e l’acqua sull’altare e prepari le torce per l’elevazione del <strong>Sacra</strong>mento;<br />

l’arciprete non ritardi la messa neanche per causa dei magistrati; al sabato<br />

<strong>san</strong>to, nella casa arcipretale, non si tengano né pranzo, né conversazioni di<br />

sacerdoti, ma ogni curato, ricevuta l’acqua battesimale e gli oli sacri, torni<br />

digiuno, processionalmente con due ceri, alla propria chiesa, per celebrare la<br />

messa, come richiede principalmente la ragione del giorno; i cappellani non<br />

ricevano elemosine tra le messe, ma queste siano ricevute dall’arciprete.<br />

I decreti di s. Carlo mostrano attenzione anche alla formazione del clero<br />

salodiano; suggeriscono all’ordinario di stabilire, per i preti, una lezione<br />

LVIII

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